Bambini nel lettone: è giusto o sbagliato?

Bambini nel lettone: è giusto o sbagliato?

Sono frequenti i dubbi e gli interrogativi dei genitori rispetto alla gestione della riposo dei bambini. In particolare, le domande si concentrano sulle difficoltà di regolare il ricorso al lettone: “Quando cedere alla richiesta e quando negarla con fermezza? Si può dormire nel lettone? In quali situazioni?”. I motivi che sottendono i differenti interrogativi sono molti: perché il piccolo altrimenti non si addormenta, perché si sveglia durante la notte e vuole stare vicino alla mamma, perché fa brutti sogni.

Diverse figure, diversi tempi e diversi spazi sono coinvolti nel momento dell'addormentamento e del sonno: bambino, mamma e papà, lettino e lettone, addormentamento, sonno e risvegli.

Fin dalla nascita, è importante che ciascun bambino abbia nella famiglia uno spazio ed un tempo per sé, innanzitutto come persona, nella mente dei genitori che ne riconoscono l’unicità e l’individualità. Un riconoscimento che trova una conferma concreta nello spazio fisico che si ritaglia per lui nell’ambiente familiare: un luogo separato, oltre che simbolico, che lo aiuti ad elaborare a poco a poco la sua autonomia.

Verso i tre anni il bambino inizia a sviluppare il desiderio di “intromettersi” tra i suoi genitori e di prendere il posto di uno di loro e spesso ciò accade proprio a partire dal posto nel letto.

Il lettone dei genitori è il luogo simbolo di una “intimità segreta”, proibita ai bambini e legata alla sfera di intimità della coppia coniugale.

Sull’onda della grande curiosità generata dalla scoperta della differenza tra i sessi, tra maschi e femmine e quindi tra la mamma e il papà, il bambino sviluppa molte fantasie riguardo la natura del legame tra i genitori, ed è perciò spinto a varcare la soglia della camera dei genitori per accedere al lettone.

Ma ci sono bambini per cui ogni sera abbandonarsi al sonno è veramente difficoltoso; quando la mamma o il papà richiudono silenziosamente la porta alle loro spalle, ciascun bambino inizia un viaggio solitario nella notte e, a volte, nei pensieri dei più piccoli si addensano dubbi e paure.

La regola ferrea “mai nel lettone”, come ogni regola, ha le sue eccezioni: a volte è opportuno essere tolleranti e flessibili di fronte alle richieste del bambino.

Diverso è, infatti, il caso del bambino che chiede un posto nel lettone per essere rassicurato rispetto a paure o tensioni momentanee, per esempio in occasione di un trasloco che impone al bambino di addormentarsi in un posto nuovo oppure in vacanza. In questi casi non ha senso osservare rigidamente la norma stabilita.

In generale, per ogni aspetto che ha a che fare con la crescita dei bambini, potremmo dunque dire che non c’è mai un tempo stabilito: c’è un tempo soggettivo in armonia con lo sviluppo psicofisico dei piccoli.

Nelle famiglie il lettone non rappresenta solo uno strumento per il riposo ma, come la tavola, è uno spazio simbolico, un luogo che viene abitato dai rispettivi membri di una famiglia. Per questo motivo è necessario cercare di “mettere ordine nel lettone” considerandolo anche un utile “luogo di prossimità” tra i genitori e il bambino.

Infatti, come ci ricorda Silvia Vegetti Finzi, “nel lettone di giorno, invece le cose cambiano! […] Stare insieme nel letto, magari la domenica mattina, quando c’è più tempo per indugiare dopo il risveglio, può essere un momento di gioia, di allegria, di piacere condiviso: una festa per tutti, dopo una settimana di lavoro che spesso porta ciascuno per strade diverse”.

“Ordiniamo la vita dei nostri figli in modo da procurargli la possibilità del silenzio […] e lasciandoli liberi della loro forma di riposo. Insegniamogli a rispettare in ugual modo la forma di riposo degli altri.” Françoise Dolto, I problemi dei bambini, 1994 (pg.115)

 

a cura di:

Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus

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