Cambio pelle: il corpo in adolescenza. Perché i ragazzi faticano a sostenere i cambiamenti corporei?
Spesso nel via vai della quotidianità tendiamo a vivere il corpo come parte separata dal nostro pensare e sentire, quasi come un’entità a sé, dimenticandoci dell’unità mente e corpo che contraddistingue l’umano. Ci ricordiamo di avere un corpo solo quando riceviamo segnali evidenti: fame, sete, dolore, piacere e così via.
Eppure il corpo non è uno strumento che “veicola” la volontà della psiche; il corpo coincide con la psiche e con l’umano: noi siamo corpo.
Se pensiamo a come percepiamo gli stimoli ambientali, ossia all’interpretazione che diamo alle sensazioni provate, sentite e vissute sul corpo, non possiamo non concordare sul fatto che, attraverso i sensi, il mondo viene esperito sul corpo. Solo a questo punto gli stimoli sono sintetizzati in immagini e alla fine in pensieri. Tutti questi processi sono generati dal corpo. Ribadire che il corpo coincide con l’essere umano può sembrare un paradosso ma non lo è affatto perché spesso lo pensiamo, riduttivamente, come una parte accessoria o come uno strumento che è veicolo di altro invece di ricomprenderlo come “tutto”, come un’unità.
Durante l’intero ciclo di vita il nostro corpo cambia, si trasforma, e questa mutazione non può non essere elaborata in emozioni, sentimenti, pensieri e comportamenti.
Le metamorfosi maggiormente avvertite si manifestano in adolescenza ed è proprio in questa fase che si cade nell’inganno di pensare il corpo come strumento, come altro da sé. Non a caso il corpo viene spinto al limite e reso oggetto: a volte serve per sfidare la morte, a volte per sconfinare in maniera strumentale e divenire veicolo sessuale, a volte ancora grida un disagio intollerabile agli occhi di chiunque attraverso l’anoressia e così via.
Al di là delle sperimentazioni intenzionali o inconsce degli adolescenti che utilizzano il corpo come oggetto, il vero turbamento arriva prima ancora, ossia attraverso i processi di cambiamento psicoevolutivo: il corpo cambia perché in crescita.
Perché i ragazzi faticano a sostenere i cambiamenti corporei?
Il nostro fisico inizia il suo sviluppo già in età preadolescenziale e da lì iniziano le prime difficoltà emotive che condizionano il pensiero dei ragazzi. Una delle cause più evidenti è ricondotta allo sviluppo fisico disarmonico - alcune parti si sviluppano prima di altre - e nell’intrusività, perché così viene vissuta, di elementi nuovi: crescono i peli, i seni, cambia la voce, si avvertono le prime pulsioni sessuali. Insomma, un vero e proprio sconvolgimento psicofisico.
Nel giro di qualche anno il corpo bambino si trasforma rapidamente in un corpo adulto. Spesso questa mutazione viene vissuta silenziosamente, taciuta e nascosta.
Nelle ragazze i seni non vengono integrati in maniera equilibrata; spesso ci si vergogna ed è questa la causa di lunghi e larghi maglioni. E’ l’età in cui cambiano i riferimenti prioritari affettivi: nell’infanzia i genitori ricoprono un ruolo primario ma ora il gruppo di coetanei ha un valore affettivo vitale e i suoi giudizi e pensieri impattano notevolmente sui singoli ragazzi. C’è chi vive con più facilità questi cambiamenti e chi, al contrario, ne viene turbato.
Talvolta il confronto tra pari rende ancora più insicuri e a ciò si aggiunge il bombardamento mediatico di corpi laccati e perfetti, di magrezze intese come bellezze, di muscoli pompati e lucidati come simboli di forza. Queste immagini destabilizzano e se pongono un costante confronto nel mondo adulto, ancora di più lo fanno nell’immaginario corporeo di un ragazzo in crescita.
Come possono le figure adulte aiutare i ragazzi in un processo così delicato?
E’ responsabilità non solo dei genitori ma di tutti gli adulti e delle istituzioni che si occupano di crescita accompagnare e supportare i ragazzi. In primis va fatta attenzione nel non sminuire o ridicolizzare il modo in cui i ragazzi dialogano con la loro immagine corporea perché per loro questa è una messa in discussione vitale e necessaria oltre che profondamente sentita.
Un altro messaggio che può aiutare i ragazzi nel bilanciare il rapporto con l’aspetto estetico è la salute del corpo: proporre un modello e un esempio in casa che trasmetta il valore di un corpo sano e percepito come tale amplifica l’idea di ulilateralità dell’immagine corporea: il fisico viene percepito non solo come oggetto da sistemare esteticamente ma come soggetto che ha la necessità di vivere bene e in salute.
Lo sport, soprattutto quello di squadra, può essere per i ragazzi un buon modo per sperimentare il proprio fisico in movimento, in comunicazione e in relazione con gli altri.
A cura di Francesca Vavassori, Psicologa
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