L’alfabeto emotivo del disegno: lo scarabocchio

L’alfabeto emotivo del disegno: lo scarabocchio

Sarà capitato a molti adulti di non capire il perché di tanta produzione spontanea; i bambini stessi si stupiscono quando tracciano grovigli di linee su foglio bianco. Sarà successo più volte ai grandi di dover confermare e dare valore alle produzioni grafiche dei bambini senza capirne bene il perché. 

Proviamo allora a porre per un attimo attenzione alla relazione, agli elementi di connessione tra lo scarabocchiare e il  processo di crescita del bambino.

Ci sono tre età evolutive significative, che definiscono tre momenti dello scarabocchiare utili per lo sviluppo cognitivo, intellettivo e creativo del bambino.

Vediamole insieme:



nella foto: scarabocchio di Enrico, 19 mesi

-    A 18 mesi il bambino inizia a mostrare interesse per azioni grafiche “informi  e vuote”, le linee tracciate sul foglio pare abbiano una connessione con il movimento, il gesto: è la fase in cui si scopre la relazione tra la spinta motoria e la traccia lasciata su un foglio. La piena soddisfazione e il piacere nei piccoli si evincono dal reiterata, dal ripete più volte quella traccia. Rudolf Arnheim, voce fondante della psicologia della Gestalt, evidenzia il rapporto tra l’esigenza di un movimento espressivo  e il bisogno di far emergere uno stato d’animo, riconduce così alla traccia il fine ultimo di un processo d’espulsione d’energia: la traccia che scarica! Qui lo scarabocchio è informe, privo di senso, impulsivo, disinteressato, senza uno scopo.                                     

                         
-    A  due anni circa subentra una nuova fase: lo scarabocchio “controllato e ghirigorante”. In questo stadio il bambino scopre la relazione tra movimento e segno, è il periodo dello scarabocchio vero e proprio. Qui il bambino impara a coordinare occhio e movimento motorio, decide la linea - arrotondata, obliqua, spezzata, continua, avanti e indietro - e apprende il doppio controllo: partenza e arrivo. Lo scarabocchio incontra le forme, cerchi, ovoidi, spirali.                                                          

           

-    A tre anni circa, fino ai quattro, inizia lo stadio dello “scarabocchio disegno”: nelle linee che “passeggiano” si iniziano ad intravedere le figure. Lo stupore e il piacere dei piccoli si manifesta nella relazione con l’oggetto disegnato e il mondo esterno. In questa fase il bambino scopre la somiglianza tra alcuni suoi segni e l’ambiente che lo circonda, si concentra di più tentando di caratterizzare il suo scarabocchio con l’intento di renderlo più vicino al reale e gli attribuisce un nome. E’ il tempo dell’uomo girino, ossia dell’oggetto disegnato che rappresenta la figura umana.

Siamo alle porte del quarto anno d’età: da qui inizia il disegno figurativo.

Quest’ultima fase è contraddistinta da una forte produzione spontanea. In questo periodo evolutivo il bambino cerca sempre più lo sguardo dell’adulto, vuole conferma del suo operato, richiede ascolto poiché subentra la narrazione, che accompagna il disegno e stimola l’immaginario. Proprio in questo stadio è importante che gli adulti siano accoglienti, non giudicanti e che dispongano per il bambino uno spazio di tempo appropriato, un luogo adatto per esplorare e scovare tra i grovigli forme e immagini. Questo passaggio è fondamentale per la sua crescita emotiva e cognitiva.


Qual è il nesso tra scarabocchio ed emozione?  

Il gesto, il movimento, la traccia trovano ragione d’essere nell’espressione emozionale, affettiva del bambino. La capacità d’espressione si evince dal ritmo, dalla verticalità, dalla continuità, dalla direzione, dalla pressione, dalla dimensione che il bambino dà alla sua traccia. Secondo uno studio effettuato da  R. H. Alschuler  e B.W. Hattwick nel 1947, studiose di disegno infantile,

su circa 140 disegni di bambini in età prescolare, la relazione tra tratti grafici e temperamento è più che evidente. 

 Questa lunga e meticolosa disamina ha fatto emergere che:

  • rappresentazioni di linee rette e angoli vengono associate a bambini che si oppongono all’autorità, si impongono agli altri, più realisti e con buone capacità organizzative
  • tracce di linee curve e rotondeggianti definirebbero sensibilità, incoraggiamento e bisogno di approvazione; questi bambini sono fantasiosi ma poco fiduciosi.
  • disegni di linee verticali denotano tratti identitari assertivi, attivi e pragmatici.
  • linee spezzettate e frammentate sono indicatori di temperamenti irrequieti ed incostanti.

Lo scarabocchio è espressione primaria e di vitale importanza per i bambini. Non è solo canale espressivo emozionale. Attiva, soprattutto dalla seconda fase in poi, il processo creativo, e proprio il suo funzionamento ne svela l’importanza. Quando un bambino crea, mette in campo e fa incontrare esperienze emotive, affettive, immagini inconsce, scelta cosciente e struttura logica. Come dice Lowenfeld “la creatività è un istinto che tutti possediamo, un istinto col quale siamo nati. E’ l’istinto che usiamo in primo luogo per risolvere i problemi”.


La pratica dello scarabocchiare è condizione necessaria per il bambino come parlare e camminare.

Va sostenuta dagli adulti come qualsiasi esperienza di crescita; diversamente, se non la si sostiene, si arresta. Spesso educare equivale a condurre il bambino ad un pensiero realistico, lineare, razionale ma i piccoli esperisco ed entrano in relazione con l’ambiente attraverso il loro sentire.

Pensare di trovare un “luogo d’incontro” intergenerazionale attraverso lo scarabocchiare potrebbe agevolare uno spazio relazionale positivo tra i più piccoli e i più grandi. Non a caso lo scarabocchiare non è cosa così lontana dal mondo adulto.

Spesso anche gli adulti si trovano immersi nella pratica dello scarabocchio: capita molte volte di parlare al telefono e di tracciare con la mano linee senza una logica o un obiettivo oppure, durante le riunione di lavoro, di scarabocchiare sull’agenda. Secondo numerosi esperti, tanto quanto i bambini, anche gli adulti raccontano parti di sé, della personalità, degli stati d’animo attraverso lo scarabocchio.


Allora via libera all’incontro tra mondi diversi, adulti e bambini, attraverso i segni, i simboli, gli scarabocchi; via libera alle emozioni e ai temperamenti condivisi in un luogo protetto, in uno spazio che non necessita parola ma solo segno!

 

Francesca VavassoriFrancesca Vavassori è Psicologa iscritta all'Ordine degli Psicologi Lombardia. Oltre alla formazione in Psicologia si è laureata in Scienze dei Beni Culturali ad indirizzo storico artistico. Dall’inizio del suo percorso di studi si è orientata alla conoscenza della relazione tra psicologia e immagine.

Contatti: Tel: 329-0738734 e-mail: info@psicologovavassorimilano.it
www.psicologovavassorimilano.it

 

 

credit: foto copertina ©Plilippe Put;  foto: @www.nostrofiglio.it

 

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