Il Mio Nottario, un diario della notte dei bambini
Che cosa è successo in quelle classi dove si è coraggiosamente creato un ponte tra la notte il giorno?
È accaduto che i bambini, una volta alla settimana, in un giorno prestabilito, certo e atteso, si sono incontrati nell’ora dei sogni e hanno raccontato o tradotto graficamente il loro mondo onirico. Certo, un’esperienza così profonda e senza precedenti come questa non poteva che essere preparata, condotta e raccontata con cura e attenzione. Come in un quadro di Van Eyck, dove la rappresentazione del reale viene minuziosamente resa nel suo dettaglio, anche qui non si lascia spazio all’incertezza. Si coinvolgono i genitori e si accolgono le loro paure, si formano gli insegnanti, si educano i bambini. Ne nasce uno “scrigno collettivo” e individuale dove non si giudica, non si interpretano i sogni, non si danno voti, non si crea competizione o ansia performativa ma si ascolta e si lascia libero il bambino nella sua produzione spontanea.
Perché i sogni?
“Si suol dire che i bambini sono analfabeti emotivi, ma lo siamo tutti perché il nostro lessico persegue l’efficienza, non la profondità, la spiegazione razionale, non la comprensione emotiva. I piccoli crescono così, come noi, privi di un lessico adeguato per dar voce alle luci e alle ombre che agitano il profondo”. Proprio attraverso il Nottario, invece, si vuole “ridare ai bambini la gestione delle loro fantasie, spesso sostituite dalle trame suggestive degli strumenti informatici”.
Questa esaustiva spiegazione sui bambini nell’attuale contemporaneo, scritta da Silvia Vegetti Finzi nella prefazione del libro, è la risposta alla domanda. I bambini dell’oggi, spesso “stretti” in territori virtuali dove imperano il controllo e l’onnipotenza, costretti a ritmi di vita sigillati, dove il tempo libero non è mai stato così occupato, hanno poche possibilità di entrare in contatto con il proprio profondo e di esprimerlo scegliendo lo strumento più appropriato. Questa fucina onirica, questo laboratorio del sogno, appare come uno spiraglio dove il bambino può virare dagli scenari consueti, fermarsi e pensare a sé, costruire un ponte tra i suoi due mondi - quello cosciente e quello non cosciente - e imparare a percorrerlo.
Infatti, recuperare le immagini dei nostri sogni e poterle proiettare fuori, permette di conoscerle; tradurre in rappresentazione i fantasmi notturni permette di esorcizzarli e di temerli di meno.
Che questa sperimentazione sia stata fatta a scuola non è cosa scontata. Va dato valore all’esperienza pionieristica della scuola Primaria “De Gasperi” di Noicàttaro, all’entusiasmo delle insegnanti, al sostegno della dirigente scolastica, ai genitori, ai bambini esploratori e allo sguardo di Eva Pattis.
Il libro, edito da Moretti&Vitali, vuole essere portatore pratico di un esperimento da replicare in altre scuole.
Eva Pattis Zoja, Liliana Liturri, Il mio nottario. L’ora dei sogni in classe, Moretti e Vitali, 15,00 euro
Francesca Vavassori è Psicologa iscritta all'Ordine degli Psicologi Lombardia. Oltre alla formazione in Psicologia si è laureata in Scienze dei Beni Culturali ad indirizzo storico artistico. Dall’inizio del suo percorso di studi si è orientata alla conoscenza della relazione tra psicologia e immagine.
Contatti: Tel: 329-0738734 e-mail: info@psicologovavassorimilano.it
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