Buone notizie: il cervello non è razzista

Buone notizie: il cervello non è razzista

Tenerezza e voglia di dare protezione. Questo è ciò che proviamo quando ci troviamo a osservare un bambino che sia africano, cinese o indiano. Davanti ai piccoli (dai sei mesi ai tre anni), indipendentemente dal “colore” della pelle, il cervello non resiste e rifiuta quello che è scientificamente conosciuto come effetto “Other-race effect”, secondo il quale percepiamo con maggiore rapidità e facilità i volti del nostro gruppo etnico per motivi di familiarità.

A dare questa buona notizia è uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’università di Milano-Bicocca, pubblicato su Neuropsychologia e ripreso da Science Daily.

Grazie, infatti, a quelle che gli scienziati chiamano "caratteristiche pedomorfiche" dei piccoli - testa grande rispetto al corpo, occhioni, naso e bocca piccoli, guance paffute – il cervello si scopre “paterno”.

 


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