Nata nel 1970, scuola tedesca dall'asilo alla maturità. Un elemento importante che ha influenzato gusti e mentalità. Da qui il mio amore per la manualità e la conservazione delle tradizioni come "I biscotti a natale" e la Festa di San Martino. All'università ho studiato filosofia, lavorato per anni come traduttrice e poi come giornalista scrivendo di arte contemporanea, design e architettura. di Giovanna Canzi

Un marito e due figlie: Maria e Anna. Dopo di loro, inizio a guardare alla vita di quartiere: lo stato dei parchi, le conoscenze tra le persone. Metto insieme tutto e fondo “de.de.p - design democratico e partecipato”, un’associazione culturale no profit, che mira a una riqualificazione dello spazio urbano, ma anche delle relazioni, alla coesione sociale, alla manualità, allo scambio di culture. Iniziamo a organizzare “Tuplay”, la festa dei giochi di strada in cui si invitano gli abitanti del quartiere a raccontare i propri giochi e così il proprio Paese di provenienza. La passeggiata di San Martino della tradizione tedesca, per conoscere meglio le strade del quartiere insieme al “gi.oca”, il gioco dell’Oca che racconta Dergano, casella dopo casella. Poi i laboratori in giro per parchi e negozi del nostro quartiere. Progetti di risistemazione legati al verde, laboratori per sensibilizzare e guardare con nuove prospettive il paesaggio.

Tante le idee e tanta la voglia di costruire una città più accogliente.

Come è cambiato il tuo rapporto con Milano da quando sei diventata mamma? Cosa ti piaceva prima, cosa non ti piace più?

Sono più statica, nel senso che mi muovo più all'interno del quartiere in cui ci siamo trasferiti dopo la nascita di Anna, la nostra seconda figlia. Prima mi piaceva girare per le strade e i parchi della mia città in bicicletta, soprattutto nelle sere d'inverno con la nebbia. Mi piaceva l'atmosfera un po' algida di Milano. Ora soffro molto l'incuria: la sciatteria di alcune zone, lo sporco, la disattenzione verso il verde e anche le buone maniere. Non mi piace che non si possa accedere alla cultura in modo informale: è sempre una questione di élite sia per luoghi, sia per metodologie, sia per prezzi. La cultura, intesa anche come manualità, è un diritto di tutti, bambini compresi.

I tre luoghi preferiti dove trascorrere del tempo con il tuo/tuoi bambino/i

1. Il giardino della Casa Ecologica di via Baldinucci  (zona Dergano/Bovisa), perché in estate si può camminare sui prati a piedi nudi senza pericolo di cacche.
2. Gli orti del Giardino degli Aromi all'ex Paolo Pini dove Maria e Anna, le mie figlie, possono scoprire che tutto nasce da un seme e possono fare scorpacciate di lamponi.
3. Le biblioteche rionali a leggere insieme e a prendere libri e dvd in prestito da guardare sedute sul divano o sotto le coperte.

I tre luoghi da evitare quando sei in compagnia dei tuoi figli
1. Le scale dell'atrio di casa mia verso le 21, quando escono le signorine del piano di sotto per andare a lavorare!
2. Il supermercato per fare la spesa.
3. Gli uffici dell'anagrafe e della posta.

Di che cosa avrebbe bisogno la nostra città per diventare più family friendly?
Di più educazione civica e di meno paura del confronto con le altre città del mondo.

Cosa invidi alle città all’estero?
Gli spazi museali dedicati ai bambini e in particolare, la biblioteca pubblica di Amsterdam, la OBA, dove i più piccoli trovano gli spazi per laboratori manuali, gli angoli lettura, i pc per scrivere e vedere i dvd in santa pace e le poltrone “serie Up” di Gaetano Pesce, perché anche sedersi comodi può essere un'esperienza culturale!

Se non vivessi qui, dove vorresti stare?
In una grande città circondata dai boschi, a pochi minuti dal mare.

Milano in un aggettivo
“Mia”… è un aggettivo?