Portello: il nuovo Parco Industria Alfa Romeo
Da oggi Milano ha un nuovo parco e questa è sempre una bella notizia! Si, perché è comunque ciò che resta di una di quelle aree dismesse, cioè abbandonate dalle industrie, che in un primo tempo è sempre teatro di un’impressionante edificazione (in termini qualitativi nemmeno fra le più terribili nel panorama delle politiche urbanistiche delle ultime giunte comunali) e che poi vede, una volta abitata e umanizzata, una certa nobilitazione. E’ per questo che oggi vi esorto a passare al Portello, magari approfittando dello shopping natalizio: fino ad oggi era noto ai bambini purtroppo solo per l’enorme centro commerciale…
E pensare che il toponimo per i vecchi milanesi rappresentava uno dei più importanti luoghi di lavoro della città che aveva attirato migliaia di migranti dal Sud con una valigia di cartone in cerca di riscatto e la possibilità di trasformarsi da contadini in operai metalmeccanici, gangli supremi dello sviluppo tecnologico del boom economico degli anni’60. Alla luce di questo, persino Luchino Visconti nei viali tra le fabbriche vi aveva girato Rocco e i suoi fratelli. Ma le fabbriche del Portello esisteva già da prima della guerra, ma non della Seconda. Additittura la Prima, quella Grande, come la chiamano i più. E si!
Perché su quell’area sorgeva la grande e blasonata fabbrica automobilistica milanese dell’Alfa Romeo,
che per ironia della sorte fu fondata nel 1910 da un napoletano, l’ing. Nicola Romeo con alcuni soci lombardi che la nominarono Anonima Lombarda Fabbrica Automobili (ALFA). E sin dagli esordi il marchio dell'azienda ha voluto ricordare i suoi legami con la città di origine: da un lato il serpente dei Visconti, che furono anticamente i proprietari degli immensi terreni, destinati alla caccia, che dal Castello arrivavano fin qui, dove una cascina con un gran “portello”, appunto, ne rappresentava il limite invalicabile, dall'altro la croce rossa in campo bianco, simbolo di Milano.
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