La Milano dei mestieri: una passeggiata con Ciabattine Piccine
E’ inutile dire che la stessa Piazza Duomo, che era ben diversa da oggi, per forma e dimensione, era occupata da un enorme e quotidiano mercato, crocevia di genti e costumi.
E nell'area dove oggi c'è il "vuoto" di Piazza Duomo si trovava la scomparsa contrada dei Pellizzari, dove c’erano i banchi dei pellicciai, mercanti di pelli ovine, o la Piazza della Pescheria minuta (in un area localizzata pressappoco dove oggi c’è la facciata del Duomo), dove si vendevano gamberi e pesciolini piccoli almeno dal XII sec. Vi era anche una zona più prossima al lato verso l’imbocco di Via Mercanti dove si trovava la pescheria Grossa.
Specularmente sull’imbocco della Via Orefici vi era la Contrada dei Vaiari per la presenza dei banchi dei conciatori di pelle di un animaletto simile allo scoiattolo, chiamato "vaio": era talmente pregiata che i membri del colleggio dei dottori, loro più importanti clienti, per mostrare il proprio rango (spesso nobili), vestivano la toga con un bavero di vaio. Più avanti, cambiando anche le mode, gli stessi banchi e la zona limitrofa al fondo dell’attuale Piazza Duomo venne intitolata ai Profumieri, per la presenza di questi venditori.
L’adiacente via Dogana ricorda la presenza, fin dall’epoca tardo-romana, di un deposito doganale con tanto di magazzini, prossimi per altro all’area del mercato. Era luogo di taverne e mescite, che fungevano esse stesse da cantine e magazzini, divenendo col tempo anche piccoli empori. Il tracciato di origine romano e poi medioevale, univa storicamente la Via Orefici, (chiamata così per la presenza capillare, ancora oggi, di laboratori di metalli preziosi) e aveva un andamento parallelo all’attuale Via Speronari.
Anche questa arteria viene sacrificata per l’apertura della Via Mazzini, e la costruzione dei Portici Meridionali di Piazza Duomo (quelli verso Piazza Diaz per capirci). Nel XIX sec. numerose erano le attività legate alle passamanerie e ai ricami. Ma vi era anche la Casa fondata da Antonio Monzino verso il 1750, con l'insegna della Sirena. In questo laboratorio per la fabbricazione di strumenti musicali di pregevole fattura, prese corpo anche una collezione oggi raccolta nel Museo degli Strumenti Musicali del Castello Sforzesco.
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