I cortili, i bambini, e la banda della Teppa

I cortili, i bambini, e la banda della Teppa

Naturalmente è una materia destinata ai tecnici ma qui mi preme sottolineare una notizia che ha ricadute davvero “edificanti” per la vita dei nostri bambini. Infatti, dopo il diritto a ricoverare le biciclette nei cortili delle nostre abitazioni, allo stesso modo passa il concetto altrettanto importante volto a favorire il gioco dei bimbi negli spazi aperti di pertinenza dei condomini.

E qui non può che aprirsi la pagina dei ricordi della nostra infanzia, per noi papà e mamme di mezza età, quando gli schiamazzi e il vociare dei fanciulli era bandito dai cortili sotto le nostre abitazioni: erano i tempi in cui i nostri genitori dovevano affrontare le antipatiche discussioni nelle assemblee di condominio o con i vicini infastiditi dalle torme di bambini che si ritrovavano nelle pertinenze sotto casa prima di essere abbastanza grandi per affrontare da soli la via che ci portava alle aree giochi più vicine. Insomma forse perché di nascite ce ne sono sempre meno, o perché c’è una nuova e diversa sensibilità per l’infanzia, ma da oggi poter giocare in assoluta sicurezza in uno spazio chiuso condominiale è un diritto! Questa vicenda mi porta ancora più indietro che ai tempi della mia infanzia, quando era inevitabile che dove vi fosse un assembramento di tre o più fanciulli, lì potesse nascere una banda di monelli.

Ricordiamoci tutti che siamo stati bambini, in apparenza inermi creature celestiali, ma più facilmente con l’ausilio e l’appoggio dei più vivaci, esseri capaci di vita propria, pronti a scatenarsi nel più famoso “effetto branco”. Dicevamo quindi di una storia antica quanto la Milano ottocentesca della Restaurazione austriaca, quando una banda di ragazzi, anche di buona famiglia, come si dice oggi, si trasformò nella famigerata Compagnia della Teppa. Tutti ne abbiamo sentito parlare, ma cos’era questa Teppa? Non è altro che un termine del dialetto milanese per indicare il muschio o quel tappeto vegetale morbido che usiamo ad esempio a Natale per ricoprire il fondo dei presepi. Insomma questa vegetazione copriva l’area umida e fitta di vegetazione intorno al Castello Sforzesco, luogo di ritrovo per questi ragazzotti, un po’ annoiati, che pare portassero un copricapo di feltro, per ripararsi nelle fredde giornate invernali, dal caratteristico pelo morbido e sottile proprio come la stessa teppa.

Le loro birichinate fanno parte della tradizione orale meneghina, che ne immortala spesso le gesta ai danni dei prepotenti. Ciò che li animava era semplicemente la gioia del vivere di quell’età, l’allegria dello stare insieme, lontano dalla politica degli esuli. Altrettanto indimenticabili certe loro bravate, come l’aver buttato nel Naviglio la garitta gialla e nera davanti al Palazzo del Senato (ora sede dell'Archivio di Stato) con all’interno il soldato di guardia addormentatosi nottetempo all’interno, o l’improvvisare serenate sotto le finestre delle dimore delle belle donne seppur sposate, o qualche pesante burla giocata ai danni di qualche pezzo grosso vicino al viceré austriaco.

 

 

a cura di

 

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