“Chi ride a tavola o a letto è matto perfetto,” mi dicevano i grandi quando a tavola mi scoppiava una risata irrefrenabile. “Non c’è nulla da ridere,” dicevano spesso gli insegnanti quando a scuola bastava uno scambio di sguardi per scatenare l’ilarità. Ripensandoci ora, mi viene solo da dire: che peccato! Quante occasioni perdute per condividere momenti felici tra grandi e piccini! Che assurdità arroccarsi sempre in quella seria tensione e non mostrare che anche gli adulti possono lasciarsi andare, perdere l’equilibrio e la concentrazione e ridere a crepapelle con i bambini, fino alle lacrime.

Le lacrime. I bambini piangono dal ridere e piangono di dolore. Quale spunto migliore per scoprire con loro che i sentimenti opposti possono convivere in noi e che si può (si deve?) ridere anche nei momenti difficili della vita.

“Una risata ci educherà” è il titolo del VII convegnonazionale della Rete di Cooperazione Educativa C’è Speranza Se Accade @, un movimento che affonda le proprie radici nel pensiero pedagogico di Mario Lodi, di Don Lorenzo Milani e di Gianfranco Zavalloni.

L’incontro, che si è concluso ieri, ha riunito docenti universitari, insegnanti della scuola dell’infanzia e primaria, autori, attori, studiosi del gioco, educatori e genitori in una intensa due giorni di scambi di esperienze e riflessioni sul tema della risata e dell’allegria nei contesti educativi. 

Nei prossimi giorni, per chi volesse approfondire, sul sito della Rete e sulla sua pagina facebook verranno pubblicati spunti e approfondimenti. Per ora vi invito tutti ad assaporare con gusto queste potenti parole di Gianni Rodari: 

Il bambino, bisogna farlo ridere. È più importante farlo ridere che rivelargli chissà quali misteri, fargli parte di chissà quali segreti. Il dialogo è ridere insieme, a un certo punto e al novanta per cento. Il riso è la cosa in più, il dono inatteso, l’al di là della protezione e della sicurezza. Ridete con lui, è vostro per la vita. Divertitevi con lui, divertitelo, arrivate alla molla del riso scatenato, senza più né senso né misura: è una conquista i cui effetti dureranno per un tempo incalcolabile. E chi non vorrebbe essere ricordato dal figlio come l’uomo con cui si sono fatte quelle risate matte, liberatrici, educatrici… Volete un altro aggettivo? Catartiche. Bisogna aver riso col bambino al di là di ogni equilibrio, perché l’equilibrio sia un ritorno riposante, una sensazione rasserenante, e non una conquista faticosa.

 

 

 Di Federica Buglioni, Bambini in Cucina

foto credit: Cherie Joyful  Katie Thomas