La storia nel bicchiere: le bibite degli anni Settanta in vacanza
A merenda, mentre il toast con le sottilette sostituiva il panino (tutti avevano comprato il “tostapane”) e il budino industriale soppiantava l’uovo sbattuto, la modernità portò molte nuove bevande: dolci, colorate, allegre, frizzanti.
Di zuccheri e coloranti non si preoccupava nessuno.
Non c’è bambino degli anni Settanta che in vacanza non abbia mai bevuto: cedrata (giallissima), latte e menta (rigorosamente verde-marziano), orzata (senza mai capire perché si chiamasse così, visto che sapeva di mandorla), chinotto (dolce con retrogusto amaro: roba da eroi), gazzosa (da bere rigorosamente con la cannuccia), acqua frizzante fatta con l’Idrolitina (per il pranzo in famiglia), oransoda e lemonsoda (che lasciavano la gola impastata e mettevano ancora più sete)…
Le lunghe vacanze estive – la scuola sarebbe ricominciata soltanto il 1° ottobre – erano il tempo di nuovi assaggi fuoricasa ma anche di esperimenti casalinghi nelle ore più calde, quando si doveva stare dentro perché i grandi facevano il riposino e i bambini “dovevano digerire”.
Coperti dal rumore assordante delle cicale, uscivamo dalla nostra stanza, andavamo in cucina, aprivamo il freezer in cerca del ghiaccio, e via di sciroppi: amarena, menta, tamarindo.
Nei grandi supermercati buona parte di quelle bibite sono ancora lì, mi chiedo se per i nostalgici o per quelli che, come me, proprio non ce la fanno a scivolare nel triste e monotono mainstream coca-fanta.
A cura di Federica Buglioni
foto credit: Paul Mayne