Sedotti e abbindolati
Alla cassa del supermercato mi regalano un ricettario per preparare dolci per bambini utilizzando come “ingredienti” merendine, biscotti, marshmallow e caramelle. Sfoglio, rabbrividisco, faccio la faccia da poker e passo a mio figlio: “Che cosa ne pensi?” di Federica Buglioni
Mentre guido verso casa con la mia spesa “sana”, lui osserva le foto: tartarughe con le girelle, torte-insetto con occhi verdi-blu e così via. “Mamma, è proprio carino, li facciamo anche noi?” Porca miseria!
Mi spiega che secondo lui è un’idea intelligente perché, a differenza delle solite pubblicità, qui i prodotti sono presentati in modo originale. A parte gli elefantini rosa, tutto gli sembra invitante, meritevole di un assaggio. Neanche per un istante lo sfiora il dubbio della qualità.
Tentenno per qualche minuto ma alla fine no, non mi dico “allora ho sbagliato tutto” e non gli faccio “il discorsetto”. Le sue parole sono solo l’ennesima conferma del fatto che marchi e prodotti confezionati hanno una magnetica forza di seduzione sulla scarsa capacità critica di bambini e ragazzi. Nessun genitore può illudersi di contrastarla col ragionamento. L’unica cosa che posso fare, penso, è non comprarli mai, senza demonizzarli, e sperare che un giorno, quando sarà grande, impari a valutare i pro e i contro. Per ora decido io.
L’anno scorso l’OMS ha chiesto alle nazioni di impegnarsi affinché i bambini mangino meno grassi saturi, zuccheri e sale e soprattutto affinché siano meno esposti al marketing di prodotti che contengono queste sostanze. La responsabilità, infatti, non è dei bimbi: non sono loro a dover fare scelte sane, siamo noi adulti che dobbiamo farle per loro.