Il 21 marzo scorso, dopo oltre 30 anni, ha chiuso il meraviglioso Museo del Giocattolo e del Bambino che si trovava a Cormano, in via Gianni Rodari (toh!): la burocrazia e la politica, insensibili al valore culturale di questa collezione unica al mondo, hanno scelto di non rinnovare la convenzione alla Fondazione Paolo Franzini Tibaldeo e di destinare gli spazi ad altro, convinti forse che basti piantare un nuovo alberello per compensare l’abbattimento di una quercia secolare come questa.
“E adesso?”, chiederebbero i bambini se questa fosse una favola. Adesso accadono due cose.
La prima è che la provincia di Milano perde la collezione per sempre. Del Museo, che era stato inaugurato da Bruno Munari, ci resta il ricordo di un luogo dove 600 mila piccoli visitatori si sono divertiti moltissimo (il personale li accoglieva affidando loro missioni da svolgere o facendo loro sperimentare giochi e attività sempre diverse), dove ogni adulto ha rivisto momenti del sé bambino, dove studiosi e ricercatori hanno trovato competenza e documentazione, dove le diverse generazioni hanno dialogato attraverso i loro giochi d’infanzia.
La seconda è che in questa faccenda deve proprio averci messo lo zampino la Fata Turchina in persona perché il museo, scomparso in Lombardia, è ricomparso subito in Toscana. L'associazione "Pinocchio a casa sua" ha infatti messo a disposizione della Fondazione uno spazio meraviglioso accanto al Duomo di Firenze. Un colpo di bacchetta magica (giusto il tempo di fare gli scatoloni e trasferirli) ed ecco aprire, nella centralissima via dell’Oriuolo, il Museo del Giocattolo e di Pinocchio, sei splendide sale dove Alessandro Franzini, amorevole e preparatissimo titolare della collezione, potrà non solo dimenticare i dispiaceri ma anche esporre la sua prima edizione a puntate di Storie di un burattino, pubblicata a partire dal 1881.
Come andare a Firenze? In treno, naturalmente. Ci vogliono solo 1 ora e 52 minuti.
Di Federica Buglioni