Giovani youtuber crescono: le regole per muovere i primi passi in sicurezza

Giovani youtuber crescono: le regole per muovere i primi passi in sicurezza

Come e quando è nato Youtube? Perché si chiama così? Quale è stato il primo video pubblicato? Tutti parlano di video, visualizzazioni, grandi guadagni ottenuti con la rete, ma in pochi conoscono la genesi di questa piattaforma e come utilizzarla in modo corretto. Oggi un libro lo spiega ai più piccoli con serietà e chiarezza. Si tratta di “YouTuber. Manuale per aspiranti creator” (Editoriale Scienza) di Roberta Franceschetti ed Elisa Salamini, fondatrici di Mamamo.it, portale dedicato all’educazione digitale.
Le abbiamo incontrate per fare luce sulle ombre del mondo social.

Forti di una solida esperienza maturata nel mondo della comunicazione e dell’editoria, con focus sui nuovi media, avete fondato il portale Mamamo.it, che nel 2018 ha vinto il Premio Andersen come Miglior Progetto sul Digitale. Come vi siete conosciute? Come è nato questo progetto?
Ci conosciamo praticamente da sempre (siamo entrambe di Bergamo), ma è stata la seconda fase della nostra vita professionale a farci incontrare. Quando entrambe ci stavamo reinventando professionalmente dopo la maternità (i nostri figli sono coetanei), attraverso i social abbiamo capito che i nostri percorsi avevano molte affinità: abbiamo entrambe una formazione umanistica, siamo giornaliste e abbiamo vissuto sin dall'esordio la “rivoluzione digitale” lavorando tra portali internet, case editrici e agenzie di comunicazione. Dopo un proficuo incontro “de visu” è stato spontaneo far confluire le nostre esperienze nel progetto di Mamamò. Era il 2012, l’iPhone esisteva da cinque anni e l'iPad solo da due, ma era evidente che smartphone e tablet stavano entrando prepotentemente nella vita di tutti, anche delle famiglie con bambini. Attraverso Mamamò abbiamo iniziato a cercare delle risposte, utili a noi per prime, circa i rischi e le opportunità che questi strumenti implicano soprattutto se a utilizzarli sono i più piccoli. Da qui è cominciato tutto.

Di cosa si tratta esattamente?
Mamamò nasce come sito di recensioni di app di qualità per bambini, cui negli anni abbiamo affiancato anche altri prodotti interattivi e multimediali che appassionano i bambini e i ragazzi: videogiochi, serie tv, canali YouTube… Non recensiamo titoli mainstream (al momento non ne abbiamo la forza, ma se qualcuno si volesse fare avanti c’è posto!), piuttosto li selezioniamo in base al livello delle produzioni, dei contenuti e dei valori trasmessi. Per affrontare i temi dell’educazione digitale abbiamo poi ampliato la nostra redazione, che ora comprende psicologi, pedagogisti, giornalisti, esperti di videogiochi. Cerchiamo così di rispondere ai dubbi e alle domande più frequenti dei genitori come: “quando posso dare il primo telefono a mio figlio?”, “i videogiochi creano dipendenza?” oppure “che app posso usare per aiutare mio figlio dislessico?”. Ci teniamo a sottolineare che il nostro approccio non è mai stato di demonizzazione del digitale, ma di consapevolezza: come diciamo spesso, vogliamo insegnare ai bambini a guardare, senza coprire loro gli occhi.

Roberta Franceschetti ed Elisa Salamini
Le autrici del libro: Roberta Franceschetti ed Elisa Salamini

Il tema del digitale, soprattutto se legato al mondo dell’infanzia, è al centro di riflessioni e polemiche. Il recente documentario “The Social Dilemma” di Netflix parte dal più classico dei paradossi, puntualmente citato a inizio film: se non paghi un prodotto, è perché il prodotto sei tu. Cosa ne pensate di questa posizione così estrema?
Il documentario ha toni un po’ apocalittici, punta a scioccare. Ma la posizione che esprime non è estrema, è semplicemente vera. Il modello economico dei social network si basa sullo sfruttamento dei nostri dati (personali e di navigazione) e lo fa legalmente. Siamo noi ad acconsentire a tutto ciò quando ci iscriviamo ad essi sottoscrivendo un contratto. A lungo siamo stati poco consapevoli di questa dinamica. Poi, complici anche l’immensa ricchezza prodotta dalle Big Tech e gli scandali legati al condizionamento dei social sulla politica, ci siamo resi conto che in gioco c’è moltissimo. Aldilà della doverosa protezione dei dati dei bambini, c’è molto da fare affinché i giovani acquisiscano consapevolezza circa gli ambienti virtuali in cui sono immersi: non solo per riuscire a riconoscere pericoli come sexting, pedofilia e cyberbullismo, ma anche per capire a quali condizionamenti sono esposti. E poi, perché no, per imparare a ‘leggere’ e usare in modo creativo i media che frequentano di più. Si può fare sin da piccoli, nel modo giocoso che proponiamo nel nostro manuale.

Fra poco sarà in libreria il vostro libro “YouTuber. Manuale per aspiranti creator” in cui spiegate le regole fondamentali per muoversi in modo maturo e consapevole nella rete. Un tema che dovrebbe essere approfondito anche a scuola, dati i numerosi e possibili rischi che corrono i più giovani. Rispetto ai Paesi europei, secondo voi, come si pone l’Italia di fronte a questa urgenza educativa?
In ambito europeo si parla da decenni di Media Education e Media Literacy. In Francia le prime iniziative di media education nascono addirittura negli anni Venti del secolo scorso, con i primi cineclub, mentre Finlandia e Olanda rappresentano in questo ambito casi di eccellenza educativa. Tuttavia, nella maggior parte dei paesi europei l’approccio interdisciplinare - unito a carenza di formazione per i docenti, mancanza di supporto da parte delle istituzioni, programmi ipertrofici, insegnanti mal pagati - finisce con indebolire e annacquare i temi di media education che con l’avvento del digitale e la sua pervasività sono diventati più urgenti. Esistono framework consolidati a livello europeo, ma molto spesso gli esperti sono più attenti alle questioni teoriche che non alle applicazioni pratiche in campo educativo. Da quest'anno in Italia è stata introdotta una nuova materia a scuola, l'educazione civica, che al suo interno prevede di affrontare anche i temi della cittadinanza digitale. Questo ci fa ben sperare: vuol dire che la politica ha colto la necessità di formare i cittadini anche nella sfera virtuale. Bisogna capire però cosa sarà fatto per mettere in grado gli insegnanti di svolgere al meglio questo importante compito. Trattandosi di un insegnamento trasversale, non è infatti chiaro chi debba farsene carico, né con quali competenze o qualifiche. Il rischio è che venga lasciata alla libera iniziativa e buona volontà dei singoli docenti.

Nel 2019, Forbes ha stilato una classifica dei primi dieci youtuber più ricchi al mondo, fra i quali compare Ryan Guan, la stella del canale Ryan's World, un ragazzino di appena nove anni. Cosa ne pensate della presenza dei bambini nella piattaforma di Google?
Diciamo che nel libro non affrontiamo direttamente la questione della presenza di piccoli Ryan su YouTube. Lasciamo questa scelta alla sensibilità dei genitori e al rispetto dei regolamenti che parlano di esposizione dei bambini sui media. Piuttosto, visto il successo e il numero consistente di canali rivolti ai giovanissimi, vogliamo che sia chiaro ai tanti bambini che navigano su YouTube come funziona la piattaforma e il modo in cui guadagnano i loro Youtuber preferiti. Ci sembra infatti che, aldilà delle inserzioni promozionali, in molti di questi video la commissione tra contenuto editoriale e pubblicità si sia spinta talmente in là da rendere irriconoscibili e inseparabili i due messaggi. Se una volta la pubblicità iniziava e finiva come interruzione di un programma televisivo, oggi nei canali di molti Youtuber è difficile capire quando siamo di fronte a una cosa o all'altra. A un bambino, che non è ancora uno spettatore formato, qualcuno deve spiegare che se il suo youtuber preferito sta mostrando con enfasi un nuovo zainetto in video è anche perché ha un accordo commerciale con il marchio che lo produce. Insomma, serve da un lato trasparenza da parte di aziende e creators (a cui si sta arrivando con regolamentazioni ad hoc) dall’altra la conoscenza delle dinamiche con cui funzionano i media.

Nel saggio uscito di recente “Il ritiro sociale negli adolescenti. La solitudine di una generazione iperconnessa" di Matteo Lancini (Cortina) si tratteggia il profilo di una generazione cresciuta nella rete, sempre connessa, ma allo stesso tempo sempre più sola, la cui deriva estrema sono gli hikikomori che alla vita reale preferiscono il rassicurante virtuale. Pensate che questi fenomeni di acuto malessere siano esclusivamente legati alla dipendenza dal virtuale o ci siano problematiche più profonde da ricercare in complesse dinamiche familiari?
Sono temi complessi, su cui si svolgono ricerche e su cui spesso anche gli studiosi e gli specialisti sono divisi. Certamente gli strumenti e le piattaforme digitali che tutti abbiamo a disposizione sono pensati per tenerci agganciati quanto più a lungo possibile, quindi darsi e dare ai figli delle regole è un primo passo per un loro utilizzo meno invasivo e rispettoso del benessere personale. Uno dei rischi è proprio quello della dipendenza, ma non bisogna fare confusione. Se un adolescente vive la sua quotidianità tra scuola, amici, sport e interessi vari e nel frattempo usa il telefono o i videogiochi non si può parlare di dipendenza comportamentale. Siamo in una sfera di normalità, in cui come genitori agiamo ricorrendo a un atteggiamento restrittivo (che nega o limita fortemente) o permissivo (che consente e spesso delega), a seconda delle nostre convinzioni e stile familiare. Il fenomeno degli hikikomori esce da questa sfera ed entra in quella della patologia e come tale deve essere trattata. Alcuni psicologi per assurdo trovano che l’utilizzo del digitale sia l’ultima ancora con la realtà esterna per questi ragazzi, che chiaramente stanno vivendo una situazione di malessere non innescata dal digitale, ma che semmai nel digitale si rifugia. Piuttosto, come adulti, cambiamo prospettiva e attiviamo uno sguardo critico sulla realtà e il mondo che noi abbiamo contribuito a costruire: non possiamo stupirci del vuoto di valori dopo aver consegnato in eredità ai giovani una società focalizzata sul profitto e la performance.

 

Il libro:
Youtuber - Manuale per aspiranti creator
Editoriale Scienza
Di: Roberta Franceschetti ed Elisa Salamini

 

Intervista di:
Giovanna Canzi

 

Iscriviti alla newsletter

Restiamo in contatto:

resta aggiornato sulle attività da svolgere nel tempo libero a Milano con i bambini  e ricevi nostri post di approfondimento.

Risorse gratuite da scaricare

Pappa d'asilo

Pappa d'asilo

Le migliori ricette dell’asilo, da preparare a casa

cucina sicura

Cucina sicura

Una guida in formato pdf sul tema della sicurezza in cucina

Montessori in cucina

Montessori in cucina

Un ampio estratto del libro 60 attività Montessori in cucina

foglia di salvia

Foglia di salvia

Viaggio intorno a una foglia di salvia: scarica il pdf gratuito

Milano per i bambini 
di Marcella Marraro
P.IVA 01873080996
E-mail: info@milanoperibambini.it