Bambini selettivi a tavola
Ad esempio, alternano un comportamento alimentare comunemente giudicato normale con periodi di forte inappetenza; oppure, pur continuando ad alimentarsi in maniera regolare a casa, non toccano cibo a scuola; oppure, ancora bambini che rifiutano in maniera categorica di mangiare certe pietanze, o sono molto rigidi nelle loro scelte alimentari, per esempio mangiano solo cibi bianchi oppure solo cibi morbidi.
Il comportamento alimentare come metafora della relazione d’amore
La psicoanalisi offre una chiave di lettura che può aiutare gli adulti che hanno a che fare quotidianamente con le difficoltà dei bambini a tavola, a comprendere il senso generale del comportamento alimentare infantile: il modo con cui il bambino si rivolge al cibo è uno specchio fedele della particolare qualità della relazione che ogni bambino ha con la figura di riferimento amata. L’atto alimentare dice della modalità del bambino di rapportarsi con l’amore.
L’osservazione attenta del bambino: strumento fondamentale di comprensione
Quindi il primo passo per poter comprendere le stranezze del comportamento alimentare infantile è individuare il criterio che il bambino adotta nell’organizzare il proprio modo particolare di rapportarsi al cibo. Chiaramente più è piccolo il bambino, più questo compito richiede osservazione e tempo. E’ necessaria molta calma e attenzione per non confondere una stranezza del comportamento con un rifiuto alimentare. Infatti, molti genitori, soprattutto molte madri, spontaneamente tendono a leggere e interpretare un comportamento alimentare difficile del proprio bambino come un rifiuto, come un’inspiegabile oppositività del bambino nei loro confronti; invece, spesso, non è di questo che si tratta.
Selettività a tavola e “disagi alimentari”
Per esempio, la forte selettività dei cibi non necessariamente riguarda situazioni patologiche: infatti in genere non si accompagna ad altre manifestazioni di malessere del bambino (sono assenti disturbi del sonno, del gioco, delle condotte evacuatorie e anche l’ambiente familiare non presenta particolari problematiche); tuttavia attestano di un malessere del mondo interiore del bambino che riguarda l’amore. Per questo è nostra abitudine attribuire loro il nome di “disagi alimentari”.
I disagi alimentari sono campanelli d’allarme
Perché i bambini facilmente ricorrono alla relazione con il cibo per esprimere un disagio di ordine psicologico? Molto sinteticamente si può dire che i bambini, invece di esprimersi con il pianto o con le parole, utilizzano il cibo e l’atto nutritivo per esprimere qualcosa rispetto ad una difficoltà riguardante la propria intima percezione dell’amore, dell’amare e dell’essere amato. Allora, il modo più produttivo per un genitore di leggere il possibile disagio alimentare del bambino è come un “campanello d’allarme”. Cosa significa questo?
Attraverso le svariate anomalie dell’organizzazione del proprio comportamento alimentare, il bambino si cimenta nella costruzione di un messaggio destinato a chi più ama, messaggio che riguarda una complicazione esistente, in quel preciso momento della crescita, all’interno della storia d’amore che attraversa il legame tra lui e la sua famiglia.
In generale possiamo dire che il disagio alimentare è una manifestazione del comportamento alimentare che ha il valore di messaggio, è un appello rivolto all’altro dell’amore: il destinatario del messaggio ha allora la preziosa facoltà di poterlo cogliere, leggerne il senso e così operare per produrre un cambiamento, innanzitutto nella relazione con il bambino.