Quartiere educante: progetti per un nuovo modello di scuola
“Si può immaginare un quartiere, un paese, una città, dove bambini e ragazzi tornino ad essere parte del tessuto sociale senza essere dei “reclusi” solo nelle aule scolastiche? E’ possibile che un territorio mostri la propria responsabilità sociale perché i ragazzi possano fare esperienze significative?”.
E non si sta parlando di anarchia, ma di una rivoluzione educativa. Bambini e ragazzi che partecipano, insieme agli adulti, alle attività del quartiere, generando nuove forme di rapporti educativi: un orto curato con i nonni, conoscere e capire il lavoro degli artigiani di zona, dipingere murales sui luoghi abbandonati e deteriorati, portare la spesa a qualcuno malato, andare a visitare una mostra, imparare la cucina tradizionale o quella dei compagni stranieri con l’aiuto delle mamme…
In una società che tende ad escludere bambini e ragazzi dalla vita quotidiana, la proposta del professore è dirompente.
“Una scuola dove si apprende attraverso l’esperienza. Una scuola strettamente connessa alla vita del territorio, in cui il mondo dei grandi si integra e si contamina con quello dei ragazzi (…). Dove i ragazzi sono co-progettatori del proprio percorso di studi”.
Continua Mottana: “Bambini e bambine, ragazzi e ragazze meritano di meglio, di più e soprattutto qualcosa che venga veramente incontro a ciò che essi sono (…) occorre riconoscere il loro essere soggetti a pieno titolo, esseri pieni, ricchi, consistenti che hanno il diritto di esprimersi, di chiedere, di cercare (…) i loro percorsi, le loro strade, le loro possibilità aderendo ai loro desideri, ai loro interessi”. Guidati da educatori adulti che, cogliendo la loro unicità e lo sguardo vivo sul reale, sappiano mostrare e orientare ad una conoscenza che metta in rapporto vero con la vita, con le discipline più ampiamente intese, creando una passione “come quando, un tempo, forse più di oggi, le vere aule erano il campo, il ruscello, il cortile, la strada, la piazzetta, e i nostri mèntori erano tanti altri maestri oltre a quello ufficiale. (…) L’edificio scolastico può diventare la porta di accesso a tanti e diversi luoghi dove apprendere”.
Un gruppo di genitori e docenti della zona 6 di Milano (nonché altri gruppi in fase di formazione in zona 8, a Monza e Vimercate) hanno preso sul serio questa ipotesi, e stanno portando avanti un progetto per la creazione, già a partire dal 2018/19, di classi così concepite nelle scuole statali che hanno accettato di far parte della sperimentazione.
Si stanno formando i gruppi di lavoro, prendendo i contatti con gli enti preposti (dal Comune al Ministero della Pubblica Istruzione). Per chi volesse partecipare o saperne di più ecco i riferimenti:
www.quartiereeducante.com
P. Mottana e G. Campagnoli “La città educante. Manifesto della educazione diffusa. Come oltrepassare la scuola”, Asterior, 2017
di Monica Dazzi