Dal campo alla vita: i valori dello sport come pratiche educative

Dal campo alla vita: i valori dello sport come pratiche educative

Spesso, nell’immaginario comune, gli spazi in cui si praticano attività sportive non sono visti come luoghi importanti per lo sviluppo evolutivo del bambino nel suo insieme, dall’acquisizione di abilità corporee all’educazione ai valori sociali. Eppure le società sportive hanno un impatto significativo sullo sviluppo e la crescita dei più piccoli, anche dal punto di vista educativo. Sono cioè “territori” educativi che impattano sia sui più piccoli, sia sugli adulti che ruotano intorno a loro: genitori, nonni, allenatori, dirigenti sportivi, ecc.

Per capirne di più si può provare a immaginare una società sportiva come una piccola comunità educante, al cui interno non si può prescindere dall’aiuto reciproco e dalla collaborazione.

Facciamo un passo indietro e cerchiamo di comprendere cosa significhi “comunità educante”. Educare, da “ex ducere” significa “tirar fuori”, “rendere visibile” ciò che è possibile, ciò che in potenza c’è in ognuno di noi. L’educante intende scovare e far vedere abilità non ancora conosciute, dare ai bambini la possibilità di riconoscerle ed esprimerle in un contesto comunitario flessibile in cui anche chi educa viene educato, immaginando un movimento circolare e continuo di contaminazioni reciproche. Educare è costruire insieme. E il ruolo degli adulti non può prescindere da questo.

In una società sportiva, oltre alle figure atte all’educare, ne circuitano altre (tecnico sportivo, allenatori, preparatori atletici, dirigenti, presidenti, ecc.), ciascuna con un ruolo legato al rispetto delle regole, che funge da esempio e messa in pratica dei valori istituenti la comunità educante: collaborazione, aiuto reciproco, spirito di gruppo, disciplina personale, condivisione, rispetto delle regole, tolleranza e inclusione. Questi valori sono gli stessi che caratterizzano la pratica sportiva in sé. 

Dunque, se è vero che lo sport è  “l’insieme di tutte quelle attività, fisiche e mentali, compiute al fine di migliorare e mantenere in buone condizioni l’intero apparato psico-fisico” risulta impensabile immaginare lo sviluppo evolutivo - fisico e psichico - di un bambino che non abbia come focus, come centro, i valori sopracitati.                                   

Lo sport richiede aiuto e cooperazione di squadra poiché anche la squadra funziona come una piccola comunità educante dove i ruoli sono interdipendenti e atti al “tirare fuori” competenze espresse nel corpo e attraverso il corpo. Facciamo un esempio. Proviamo a pensare alla vittoria di una squadra di calcio, concretizzata con un gol risolutivo: che cosa determina la riuscita? Tutti i giocatori concorrono al raggiungimento dell’obiettivo giocando al massimo della propria prestazione e facendo sì che ognuno esprima al meglio il proprio ruolo.

È lo spirito di gruppo che determina il risultato ed assume un valore simbolico anche al di fuori dallo sport.

Spesso gli allenatori delle squadre giovanili insegnano ai più piccoli le pratiche di collaborazione e lealtà attraverso gesti d’amicizia nei confronti dei propri avversari, in modo da circoscrivere il tempo della sfida e della competizione e permettere a tali rituali di stemperare possibili tensioni. Il rispetto delle regole e la disciplina aiutano, in campo e nella vita, ad autoregolare il proprio comportamento entro confini, spazi limitati e alla disciplina personale. Inoltre, l’etica sportiva comprende i valori della tolleranza, della lealtà, del rispetto reciproco sintetizzandoli nel concetto di fair play.

Questa terminologia richiama fortemente quanto espresso sopra ossia il pensare i territori sportivi come comunità educanti. Si, perché il concetto di  fair play richiama  “valori che lo sportivo, sia che pratichi attività agonistica sia che segua l’evento sportivo come tifoso, deve considerare: rispetto dell’avversario, dell’arbitro e del pubblico, capacità di accettare la sconfitta… in questo modo ci si abitua, altresì, a formare un sistema di comportamenti che ci dettano come giocare nella vita di tutti i giorni.”

Educare, in ambito sportivo, significa quindi dare valore a esperienze di vita praticate nel micro, affinché vengano interiorizzate per affrontare il macro: la vita fuori dai campi sportivi.

In questo senso, lo sport svolge una funzione sociale importante perché apre le porte, sin da giovanissimi, all’aiuto reciproco, alla condivisione, alla lealtà, alla tolleranza.

Certo, in un contesto sociale votato all’individualismo, al successo e al profitto la realtà appare lontana da quanto fissato, consolidato nel Codice europeo di etica sportiva ma è responsabilità degli adulti mantenere l’attenzione sempre sull’essere soggetti educanti, in un contesto che ambisce a divenire comunità educante.

 

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Quali sono gli effetti dello sport nello sviluppo psichico di un bambino? Che cosa cambia nelle sue relazioni sociali quando fa sport? Quali emozioni si attivano durante la competizione sportiva?  Quali sono gli sviluppi cognitivi nella mente del bambino grazie allo sport? Come reagisce un bambino a un fallimento o una vittoria sportiva? Ogni mese un approfondimento.

A cura di Francesca Vavassori, Psicologa
www.psicologovavassorimilano.it

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