Occultamento di verdura
Quando i bambini rifiutano le verdure, ci sono tre soluzioni: combattere, arrendersi o sedersi al tavolo delle trattative. Io le ho tentate tutt’e tre. Come spesso accade, all’inizio Giacomo mangiava di tutto. I primi segnali di retromarcia arrivarono durante l’ultimo anno di asilo nido, quando un’amichetta rifiutò il sugo di pomodoro e lui sposò all’istante la causa.
Con la scuola materna, a mano a mano che altri vegetali passavano oltre la linea nemica – soprattutto patate, zucchine e insalata – io elaboravo strategie di sopravvivenza fatte di complesse contrattazioni e naturalmente di occultamenti. Erano gli anni dei ravioli (ripieni di ortaggi d’ogni genere) e del purè colorato (dove alle patate aggiungevo una seconda verdura, per esempio una carota, i piselli, la zucca ecc.).
Quando portavo in tavola le verdure “nascoste”, non mentivo sugli ingredienti, ma sentivo che Giacomo avrebbe accettato di mangiare solo se non si fosse sentito sconfitto.
Ecco allora, per esempio, che il purè era fatto con i “piselli appena nati” e che gli specialissimi spinaci finiti nei ravioli erano quelli “cresciuti nell’orto di montagna”. Per questo erano diversi!
In questi giorni BabyGreen.it sta raccogliendo tante ricette “con le verdure nascoste” e lo fa come piace a me, senza il gusto dell’inganno. Per chi non lo conoscesse, questo sito ha un'ottima sezione dedicata al cibo, all’alimentazione e alla cucina per bambini, anche piccolissimi. Se cercate il calendario stagionale di frutta e verdura, una raccolta di ricette di muffins o una riflessione sui cereali griffati, qui trovate tutto. Non ci sono idee imposte, solo spunti di riflessione.
Come finisce la mia storia? Oggi che mio figlio ha dieci anni, alcune verdure (asparagi, cavolfiore ecc.) sono ancora inassaggiabili, mentre altre finiscono nel piatto sempre più spesso. So di suonare superficiale, ma mi accorgo che a volte anche la stanchezza aiuta:“Mamma, non c’è un’altra cosa?”. “No amore, ho preparato solo i carciofi".
Per un eventuale approfondimento, qui c’è il mio “decalogo”.
di Federica Buglion