Il cibo e l'amore: allattamento e svezzamento

Il cibo e l'amore: allattamento e svezzamento

La relazione del neonato con la madre inizia a tessersi all’interno dell’esperienza dell’allattamento.  Nel mondo interno del bambino “essere-nutriti” e “essere-amati” costituiscono due differenti versanti della stessa esperienza.

L’allattamento visto con gli occhi del lattante

L’allattamento costituisce una forma di contatto unica e specifica in cui il piccolo, nutrendosi, percepisce l’amore della madre che accompagna normalmente l’esperienza di  soddisfacimento della fame del proprio bambino con  parole dolci e gesti affettuosi.

Così si realizza il primo scambio tra madre e bambino… una vera e propria forma di comunicazione. In effetti l’allattamento è il canale attraverso cui la madre fa passare, insieme al cibo, anche il proprio amore per il figlio: infatti, mentre lo accoglie tra le sue braccia, lo fa sentire protetto e al sicuro.

In linea generale evitare di “scodellare” il cibo, o “medicalizzare” l'atto nutritivo, dimenticando appunto che l'alimentazione veicola per il bambino messaggi affettivi, è il modo migliore per approcciare il compito di alimentare il proprio figlio.

Quale allattamento scegliere?

Attraverso l’alimentazione è possibile leggere la qualità della relazione esistente tra la madre e il bambino: per questo motivo è preferibile che le scelte che riguardano le modalità di allattamento avvengano nel rispetto della libertà individuale di ogni donna appena divenuta madre. Per esempio, la scelta se allattare al seno o al biberon riguarda aspetti intimi di ogni donna, che ciascuna deve poter trattare con la giusta serenità e consapevolezza.

Solo un allattamento vissuto come atto sintonico, cioè in armonia con la propria vita e la propria soggettività, può costituire un’esperienza naturale e sufficientemente soddisfacente sia per la madre che per il bambino. Soprattutto quando una donna è alla prima maternità, le scelte inerenti l’allattamento possono essere segretamente abitate da timori; alcune neo madri possono temere, per esempio, di non essere sufficientemente ricche di latte o di non avere la determinazione sufficiente a tollerare le fatiche dei primi mesi di vita. Tali vissuti – in realtà molto comuni -  se vengono accompagnati da un eccesso di informazioni allarmanti, possono contribuire a medicalizzare l’allattamento, cioè a snaturare la fisiologica e naturale dinamica relazionale soggiacente.

L’atto nutritivo come metafora della relazione d’amore

La qualità del legame madre-bambino, inizialmente, si esprime soprattutto  attraverso l’alimentazione, che racchiude in sé uno scambio relazionale e veicola messaggi affettivi, oltre che sostanze nutritive: infatti offrire e ricevere il cibo-latte, significa anche riconoscere ed accettare reciprocamente la natura del legame con l’altro. Mangiare, quindi, contiene una dimensione sociale attraverso la quale si può riconoscere, accettare o rifiutare l’altro.

Il comportamento alimentare del bambino veicola messaggi

Anche nei primi mesi di vita del bambino, l’atto nutritivo può diventare teatro di una “protesta”, di un comportamento oppositivo, ossia di una forma di comunicazione nella quale, al posto del pianto, il bambino progressivamente utilizza il rifiuto della cibo o la voracità per esprimere le sue emozioni, il suo malessere, i suoi dubbi.

Ad esempio un neonato può rifiutare il latte per far capire alla mamma e al papà, magari eccessivamente preoccupati che il figlio non si nutra a sufficienza, che c’è qualcosa che non va...che lui ha bisogno di sentirsi riconosciuto come persona e non solo un corpo da riempire.
Infatti un genitore eccessivamente preoccupato della quantità di cibo che il bambino assume rischia di ridurre lo scambio nutritivo al semplice scambio di cibo materiale, facendo insorgere nel piccolo un dubbio sull’amore che le figure di accadimento nutrono per lui.

Il comportamento alimentare del lattante, e in generale del bambino, non può essere inteso solo come qualcosa da educare, rettificare o omologare, ma anche come qualcosa da comprendere.

Per questo un disordine alimentare, come il rifiuto temporaneo del latte, non è da intendersi come virus da estirpare, ma come un sintomo che i genitori, in particolare la madre, devono interrogare in quanto strumento di comunicazione del bambino con il mondo adulto.

 

Nello svezzamento si realizza un importante cambiamento psicologico, sia per il piccolo che per la madre, cambiamento che riguarda la disponibilità di entrambi ad operare una rinuncia e ad affrontare una separazione che è sia fisica che mentale. A cura dell'associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus

Lo svezzamento: un processo di separazione fisica e mentale

Un buon allattamento è un allattamento che porta alla sua naturale conclusione, ossia allo svezzamento. Questo passaggio implica un allontanamento fisico del corpo del bambino da quello della madre e anche un processo di separazione mentale. Nello svezzamento, infatti, si realizza un importante cambiamento psicologico, sia per il piccolo che per la madre, cambiamento che riguarda la disponibilità di entrambi ad operare una rinuncia.

La capacità di rinunciare a una quota dell’altro

Affinché lo svezzamento abbia luogo in maniera serena e armonica, è necessario che sia la mamma che il bambino siano disposti a rinunciare ad una quota dell’altro e questo non può che avvenire in modo progressivo, senza brusche svolte.
Quando l'allattamento ha costituito un'esperienza positiva e lo svezzamento inizia nel momento in cui sia la mamma che il bambino sono pronti a separarsi dall’unità iniziale, la progressiva sottrazione delle poppate e la graduale introduzione dei cibi solidi non implica difficoltà particolari. Certo è che risulta per entrambi delicato e a volte doloroso uscire dall’atmosfera intima dell’allattamento.

Tuttavia, sia nell’allattamento che durante lo svezzamento, il pieno appagamento delle richieste del bambino è materialmente impossibile; tutti i bambini – anche i più fortunati - durante la loro crescita incontrano inevitabilmente la gratificazione e la frustrazione dei loro bisogni.

L’attesa: esperienza fondamentale per promuovere il desiderio

Durante il periodo dell’allattamento, infatti, anche le madri più attente si trovano nell'impossibilità di soddisfare sempre ed immediatamente  le richieste del proprio figlio. Ma è solo attraverso l’esperienza della mancanza, della frustrazione,  che è possibile promuovere il fondamentale incontro con la dimensione del desiderio.
Per il bambino piccolo l'attesa, cioè la momentanea privazione dell'oggetto capace di soddisfarlo, costituisce un'esperienza dolorosa ma, nello stesso tempo, necessaria al suo sviluppo psicologico.
Infatti l'attesa costringe il  bambino a constatare che la propria soddisfazione dipende dalla presenza premurosa di un altro, a fare i conti con il fatto che la mamma non è un prolungamento del suo stesso corpo, ma un Altro, distinto da lui. Il bambino capisce allora che la mamma “buona” che dispensa amore e soddisfazione, è anche la mamma che può non esserci, che manca, e mancando, è per questo desiderata, ma anche odiata.

“Mamma ti amo e ti odio!”: il morso del seno

E allora quando il bambino realizza che la mamma non c’è sempre, che non è a sua completa disposizione, si arrabbia o piange. Non è raro che al ritorno della madre il piccolo reagisca attaccandosi al suo seno con una disposizione affettiva ambivalente, cioè intrisa sia d’amore che di odio.
E il morso del seno è proprio l’espressione dell’amore famelico che punta a distruggere ciò che più si ama e non è sempre a disposizione.
Ovviamente essere morsa è un’esperienza spiacevole per qualsiasi madre, tuttavia queste situazioni richiedono tolleranza e comprensione.
Offendersi, sgridare il bambino o reagire al morso con il rifiuto, sono risposte che lasciano il bambino solo con la propria aggressività e nel timore di aver danneggiato la madre amata con l’atto aggressivo. Queste reazioni rischiano di compromettere la fondamentale sicurezza del bambino di essere meritevole dell’amore materno.

Cibo e messaggi

Sia durante l’allattamento che lo svezzamento è allora importante che l’adulto tenga presente che il bambino piccolo, invece di esprimersi con il pianto o con le parole, spesso utilizza il cibo e l’atto nutritivo per comunicare le sue emozioni e anche i suoi malesseri.

 


L'associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus promuove le iniziative di prevenzione ed intervento sui disordini del comportamento alimentare. Si rivolge innanzitutto ai genitori in quanto interlocutori privilegiati del bambino e soggetti sofferenti rispetto al disagio del proprio figlio.

Per informazioni: info@pollicinoonlus.it

 

Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus

Via Pancaldo, 1 - 20129 Milano
Tel. 02.29403934 - 02.20404762
www.pollicinoonlus.it

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