Genitori separati: come reagiscono i bambini?

Genitori separati: come reagiscono i bambini?

Gli ultimi dati ISTAT rivelano che:
 “Nel 2014 sono stati celebrati in Italia 189.765 matrimoni, circa 4.300 in meno rispetto all’anno precedente. Nel 2014 le separazioni sono state 89.303 e i divorzi 52.335.” ( http://www.istat.it/it/archivio/173316)

L’immagine classica della famiglia si trasforma e si ridisegna: non più solo madre, padre e figli. Crescono le famiglie composte da un solo genitore con figli e quelle allargate, cioè composte da nuovi compagni e figli nati da precedenti matrimoni.

Come in tutte le trasformazioni, non si può prescindere dal fare i conti con reazioni emotive, cognitive e comportamentali. L’approfondimento di questo mese vuole mettere a fuoco come i bambini vivono questa trasformazione, soprattutto durante la crisi che determina la rottura, la separazione di coppia.

genitori separati
La separazione genera danni allo sviluppo del bambino?  

Partiamo dal presupposto che si reagisce alla separazione in modi diversi a seconda di come questo evento viene elaborato dagli adulti e dalle condizioni ambientali della famiglia – economiche, sociali, politiche -  che influenzano inevitabilmente il livello di  stress correlato all’evento.

Premetto che a destabilizzare lo sviluppo evolutivo, la crescita del bambino, non è la separazione in sé ma l’esposizione prolungata nel tempo a un livello elevato di conflitto.

Diversi studi hanno dimostrato che le difficoltà di figli di genitori separati aumentano rispetto a quelli di coppie non divise solo ed esclusivamente se i minori sono esposti a lungo a conflitti elevati. Il ruolo nocivo del conflitto deriva dal perpetuarsi nel tempo di tensioni che determinano un clima emotivo/familiare agitato, ansioso. Spesso queste condizioni dirottano le energie degli adulti sull’agire il conflitto, talvolta in maniera sterile, togliendo disponibilità e risorse ai figli.

Per catturare attenzione, i bambini iniziano allora a mettere in atto comportamenti inadeguati sia in casa sia negli altri ambienti frequentati (scuola, luoghi sportivi ecc).

Secondo un articolo pubblicato da State of Mind, il giornale delle scienze psicologiche:
“ L’esposizione e il coinvolgimento dei figli nei conflitti parentali è stato identificato come il principale predittore dell’esito psicologico del bambino dopo il divorzio dei genitori. I figli di genitori che sono perennemente in conflitto tra di loro tendono a sviluppare un doloroso conflitto di fedeltà, che tende a creare in loro sensi di colpa, tristezza e una minore autostima.

Lo psichiatra statunitense Gardner ha definito laSindrome di Alienazione Parentale come uno dei conflitti che genera maggiore disagio nei bambini. Con alienazione s’intendono tutti quei meccanismi denigratori che il genitore alienatore attiva contro l’altro alienato. La rabbia che l’adulto ha nei confronti dell’altro, tende a volerlo simbolicamente distruggere creando un’alleanza forzata con il figlio, costretto a non vedere più l’altro genitore, senza alcun motivo reale. Questi bambini si sentono responsabili dello stato di benessere dei genitori e spesso vivono emozioni che non appartengono direttamente a loro ma a dinamiche consapevoli o inconsapevoli degli adulte. E così si sviluppano senso di colpa, tristezza e sfiducia.

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Come reagiscono i bambini alla separazione? Come si è letto finora, la separazione in sé non è la causa di problematiche psicologiche, sociali e scolastiche nel bambino, però non si può dire che questo cambiamento passi senza lasciare traccia sulle personalità dei famigliari coinvolti. I bambini subiscono una decisione che vede infrangere il contenitore affettivo, generando sofferenza. Come dice bene Silvia Vegetti Finzi:

“Dal punto di vista della psicoanalisi dobbiamo riconoscere che il modello triangolare di famiglia (padre, madre, figlio) permane nell’inconscio e domina l’immaginario… In ogni caso i tempi dell’inconscio sono molto più lunghi di quelli della società e la loro discrepanza è destinata a creare nuovi conflitti.”

Parlare di reazioni dei bambini significa fare una distinzione per età. Per esempio, i bambini in età prescolare tendono a somatizzare il disagio, a percepire il clima emotivo in famiglia e a renderlo visibile, a restituirlo attraverso malesseri quali i disturbi del sonno, gli incubi, l’inappetenza o i malesseri fisici. In questa fase i bambini non sanno comprendere ciò che sta accadendo e per paure legate a vissuti d’abbandono si intensifica l’attaccamento nei confronti di uno dei due genitori. A volte si sentono responsabili e diventano visibilmente accondiscendenti e ubbidienti oppure oppositivi e aggressivi.

In età scolare si sviluppa un livello di consapevolezza maggiore e si razionalizza l’evento in maniera eccessivamente lineare volendo trovare il colpevole tra i due adulti: a volte per proteggere l’immagine interiorizzata positiva del genitore, i bambini tendono ad assumersi le colpe dell’accaduto. Alcune ricerche dimostrano che la maggior parte dei bambini nell’arco di due anni si adatta al cambiamento non manifestando problemi emotivi e comportamentali condizionanti. Questo dipende prevalentemente da come i genitori e la rete affettiva intorno al bambino sia in grado di gestire questo processo e di collaborare al fine di mantenere il focus sul benessere del minore.
Come accompagnare i bambini durante la separazione?

“È molto importante parlare con i figli, e non solo dei figli, trovando il momento più opportuno, il modo più adeguato, conforme alla verità delle emozioni. E poi essere coerenti, secondo la formula: dite quello che fate e fate quello che dite.”

Così Silvia Vegetti Finzi mette l’accento sulle emozioni che contraddistinguono questa fase. Infatti, è importante parlare con i figli di ciò che sta accadendo nella maniera più chiara possibile non trascurando il vissuto emotivo. Va fatto capire al bambino che alcune emozioni che prova, sono reazioni amiche, normali in un fase così delicata. Va creato un “contenitore affettivo” che possa lasciare libero il bambino di tirar fuori, far emergere ciò che prova, di modo che l’adulto si possa sintonizzare sul bisogno del minore. Inoltre è importante rassicurare il bambino sui ruoli che i due genitori manterranno nonostante la riorganizzazione famigliare ed è ancora più significativo che l’adulto abbia uno sguardo su di sé, su ciò che è suo e su ciò che riguarda il bambino. Spesso la sofferenza origina comportamenti strumentali e inadeguati che non fanno altro che remare contro una sana elaborazione famigliare della separazione.

Per saperne di più
Quando i genitori si dividono. Le emozioni dei figli. 2007. Oscar Mondadori. Silvia Vegetti Finzi

www.alienazione.genitoriale.com/cinque-domande-a-giovanni-camerini-www-alienazioneparentale-it

Foto Credit: James Goodman

 

Francesca VavassoriFrancesca Vavassori è Psicologa iscritta all'Ordine degli Psicologi Lombardia. Oltre alla formazione in Psicologia si è laureata in Scienze dei Beni Culturali ad indirizzo storico artistico. Dall’inizio del suo percorso di studi si è orientata alla conoscenza della relazione tra psicologia e immagine.

Contatti: Tel: 329-0738734 e-mail: info@psicologovavassorimilano.it
www.psicologovavassorimilano.it

 


Per saperne di più
Quando i genitori si dividono. Le emozioni dei figli. 2007. Oscar Mondadori. Silvia Vegetti Finzi

 foto credit: James Goodman

 

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