La scuola nel bosco è anche per mamma e papà
Oggi, a distanza di 35 anni circa, posso dare credito alla "me" bambina per difendere a spada tratta l'idea che un'educazione intellettualizzata, basata sul sapere e non sul sentire, non serva assolutamente a nulla. Penso che siamo prima di tutto esseri umani e che tutti, grandi e piccoli, comunichiamo principalmente attraverso un linguaggio universale: quello delle emozioni. Ed è questo l'aspetto archetipico che dovremmo mantenere sempre centrale, a mio avviso, nella nostra formazione di adulti, così come nell'educazione dei bambini.
Il sapere, tutto quello che l'uomo nella sua evoluzione ha imparato, acquisito, scoperto, lo dovremo passare ai nostri bambini, certo...ma poco per volta, goccia a goccia, dando loro la possibilità nel frattempo di crescere con la loro profonda e meravigliosa lentezza...senza sommergerli con la nostra "onda anomala", con la nostra esigenza di dimostrare a noi stessi che siamo grandi perché "sappiamo".
Oltretutto, rassegnamoci. Loro sanno di più. Loro sono nati dopo di noi, sono evolutivamente più avanzati!
Che senso ha che un bambino di quattro, cinque, dieci anni sappia se un albero è un Taxus Baccata o un Quercus Rubra, se prima non lo abbiamo aiutato a sentire e a riconoscere nel suo cuore la bellezza, la meraviglia e l'unicità di quell'albero? Che senso ha che un bambino di sei anni sappia scrivere in stampato maiuscolo, minuscolo e corsivo dopo pochi mesi dall'inizio della scuola, se non ha "sentito" la qualità profonda, il senso di ogni singola lettera? Il sapere non ci deve annebbiare, distrarre, allontanare dall'essenza della nostra umanità, ovvero dalle forze stesse che ci hanno portato al sapere: creatività, pensiero laterale, unicità, emozione, lentezza…
Ecco l'importanza dell'essere riconnessi: mollare la parte intellettuale, il muro dietro al quale ci nascondiamo, riattivare la sfera più creativa e emotiva per conquistare infine la consapevolezza che il nostro ruolo di adulti e genitori ci richiede.
E questo è un equilibrio, un punto fermo fra antico e contemporaneo, che noi adulti per primi dobbiamo aver ritrovato per poterlo "passare" ai nostri bambini.