Troppa chimica nei tessuti dei bambini

Troppa chimica nei tessuti dei bambini

I pigiamini sottoposti a test sono stati scelti tra i più comuni, prevalentemente destinati ai bimbi da zero a due-tre anni, venduti nella grande distribuzione, nei negozi per l’infanzia, in catene d’abbigliamento e di intimo. Obiettivo del test di Altroconsumo: verificare l’eventuale presenza e concentrazione di sostanze chimiche nei tessuti e nelle stampe plastificate spesso presenti. Tali sostanze possono migrare dal tessuto all’organismo per intensa sudorazione, inalazione o succhiando l’indumento.Il problema è di sistema, poiché c’è il vuoto legislativo: il settore della produzione tessile in Italia è privo di paletti normativi e regole che tutelino la sicurezza del consumatore. In altri Paesi europei, come in Germania, le stesse multinazionali ammettono di doversi adeguare a standard più elevati di garanzia di tutela della salute per il consumatore finale.I tre capi con problemi di sicurezza segnalati al ministero dello Sviluppo economico e alla Camera di Commercio di Milano, luogo dell’acquisto, sono:pigiamino Blukids di Upim, per presenza di un colorante azoico che rilascia un’ammina (la 4-methyl-m-fenilenediamina) cancerogena e limitata dalla Direttiva 2002/61/CE. Il pigiamino ne rilascia 52ppm, una quantità superiore al limite massimo consentito di 30ppm;pigiamino Texbasic di Carrefour, per presenza di ftalati in misura superiore rispetto ai limiti previsti dalla normativa europea (Direttiva 2005/84/CE relativa alle restrizioni in materia di immissione sul mercato e di uso di talune sostanze e preparati pericolosi – ftalati nei giocattoli e negli articoli di puericultura);pigiamino Tezenis, per presenza di ftalati in misura superiore rispetto ai limiti previsti dalla normativa europea (la stessa Direttiva 2005/84/CE).Anche in due pigiamini acquistati presso negozi specializzati per l’infanzia (Prénatal e Chicco) è stata riscontrata una presenza rilevante di ftalati. Pur non essendoci danni immediati per i bimbi ma potenziali rischi per la salute, non utilizzare tali sostanze dovrebbe essere una precauzione necessaria. Che alcuni produttori adottano già, costituendo un ottimo esempio di pratica produttiva e commerciale.In seguito alle nostre segnalazioni, Upim e Carrefour hanno deciso di ritirare i loro prodotti dal mercato; Tezenis si è riservata di svolgere degli accertamenti, anche se il prodotto non è più in vendita perché appartiene alla collezione autunno-inverno 2007.Il problema non è solo per i capi venduti in Italia: anche i colleghi delle associazioni di consumatori in Spagna e Belgio hanno riscontrato problemi simili sui capi venduti all’interno dei propri confini e oggi stanno procedendo con una denuncia analoga verso le istituzioni di riferimento che dovrebbero vigilare sulla sicurezza dei capi in commercio.L’industria tessile utilizza massicciamente sostanza nocive e per questo è considerata una delle più inquinanti. Detergenti, coloranti e fissanti lasciano le proprie tracce sui tessuti. Nonostante la delicatezza del problema non esiste in Italia nessuna legge che imponga regole severe ai produttori. Molte sostanze tossiche potrebbero essere sostituite con altre più sicure per la salute. La riprova: sul mercato e dal nostro test emergono prodotti sicuri, senza alcuna traccia di sostanze pericolose.Il luogo comune associa il rischio del pericolo al luogo di provenienza del capo: la realtà è più variegata e il made in…non è di per sé sinonimo di garanzia e sicurezza per il consumatore: il pigiama Disney baby at Oviesse, prodotto in Cina, supera tutte le verifiche del test, il pigiama Blukids di Upim, prodotto in India, è bocciato.Sul sito www.altroconsumo.it presenti i risultati del test e consigli utili per trattare i capi e prendere precauzioni, come lavare sempre il capo prima dell’uso (elimina l’eventuale formaldeide presente) o evitare di acquistare pigiamini o magliette con stampe plastificate e di colore scuro, dove le sostanza nocive sono più frequentemente rintracciabili.

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