L’arte di stare a tavola. Da condividere con i bambini!

L’arte di stare a tavola. Da condividere con i bambini!

In Francia, per esempio, mai tagliare l’insalata con il coltello! Se un bambino – ma anche un adulto - sta mangiando un’insalata e le foglie sono troppo grandi, non è il caso di tagliargliele con una lama. È, questa, una regola che viene dal passato, quando i coltelli erano fatti d’argento e si ossidavano a contatto con l’aceto, diventando neri.

In Corea del Sud massimo rispetto per le persone più anziane. Ai bambini si insegna a non toccare il cibo fino a quando la persona più anziana seduta al tavolo comincia a mangiare.

La mano destra, invece, è obbligatoria in alcune regioni del Medio Oriente, dell’India e in certi Paesi africani. I mancini hanno decisamente vita dura, poiché quando si è a tavola è obbligatorio l’uso della mano destra per mangiare; alla sinistra toccano compiti molto meno “elitari”, quali curare la propria igiene personale.In caso il bambino non ci riesca, meglio insegnargli a scusarsi prima di iniziare a consumare il suo pranzo.

Il ruttino libero, in Cina, è un gesto di convivialità. Per i grandi come per i piccini. Qui, la pratica non è considerata irrispettosa e maleducata come in quasi la totalità degli altri Paesi, ma anzi è un segno di grande apprezzamento del pasto appena consumato, e un modo per “ringraziare” il padrone di casa per l’ottimo cibo. In Giappone – e questo ai bambini piace molto! – i noodles diventano “sonori”: è buona cosa fare rumore quando si afferrano tra le labbra i celebri spaghettini in brodo.

C’è poi l’Armenia, dove chi prende l’ultimo bicchiere deve pagare la bottiglia successiva (e da qui i bimbi sono esonerati!), e c’è il Portogallo, dove non è buona cosa chiedere sale e pepe: il gesto potrebbe risultare sgradito allo chef. Insomma, regole sì, ma stravaganti. E neanche troppo facili da far rispettare ai nostri bambini, soprattutto quando risultano difficili anche per noi.

Genitori e figli: come gustare il piacere di mangiare insieme

Ritorniamo al nostro Paese, e alle nostre mamme (e papà). Come si può insegnare al proprio figlio il giusto modo di comportarsi a tavola? Ne parliamo con Alessandra Monti, psicologa esperta di tematiche infantili (montialessandra0@gmail.com).

Fino alla II Guerra Mondiale, in Occidente le regole a tavola erano rigidissime e i bambini poco considerati.

Come si fa, oggi che è tutto cambiato e i più piccoli sono al centro dell'attenzione, ad insegnare a un bambino l'importanza delle regole? O meglio, come si può arginare la sua anarchia, la sua voglia di alzarsi da tavola quando vuole lui?

«Oggi il pasto è spesso l’unico momento della giornata in cui tutta la famiglia è riunita: mangiare insieme è dunque un’occasione fondamentale per accompagnare i bambini nella crescita. È un momento importante nella relazione genitori-figli, per questo è bene trovare un compromesso tra le esigenze di tutti. 

Poche regole ma definite, rafforzate dal buon esempio, consentono ai bambini di apprendere le buone maniere a tavola fin da piccolissimi.

Ogni famiglia avrà le sue, di regole: che non dovranno essere molte, ma condivise da entrambi I genitori».

É giusto che si prepari sempre il piatto che nostro figlio vuole, o è importante allargare i suoi orizzonti in termini di sapore?

 «È importante allargare I suoi orizzonti. Il cibo per il bambino è una delle tante modalità di esplorazione del mondo, per cui è bene che il genitore lo ponga davanti a scelte nuove in termini di cibi. Attenzione però: il bambino va rispettato, non bisogna obbligarlo ad assaggiare se non se la sente, e non bisogna mettere in tavolo unicamente un piatto per lui nuovo, senza dargli un’alternativa. Bisogna invece abituarlo a nuovi sapori piano piano, con dei piccoli assaggi. Se ne vorrà ancora, di sicuro ce lo chiederà!».

E in fatto proprio di “buona educazione”, come far apprezzare ai bimbi che a tavola si sta “composti” e come convincerli che non è bene lasciare sempre qualcosa nel piatto?

«Più delle imposizioni e delle regole, ciò che spingerà i bimbi ad una buona educazione a tavola è l’esempio dei genitori. I bambini imitano il genitore, sia in termini di rapporto con il cibo che nel comportamento a tavola. Sono importanti gli orari e i comportamenti regolari del genitore nella preparazione e nel consumo del pasto: preparate i pasti con le stesse ritualità e mangiate seduti a tavola con i vostri figli in un’atmosfera tranquilla, in cui raccontarsi la giornata trascorsa e magari parlare dei nuovi cibi appena preparati.

Il pasto inizialmente non durerà più di mezz’ora e rispetterà i tempi del bambino, che ha difficoltà a rimanere fermo e seduto a lungo. Dai 5 anni è  bene invece abituarli a rispettare la fine del pasto: ci si alza da tavola dopo aver finito e aver chiesto il permesso ai chiesto ai genitori».

Come può un genitore aiutare un bambino - o anche un adolescente - ad avere un rapporto sano con il cibo?

«Il buon esempio del genitore è il primo e il più prezioso aiuto perché il figlio, adolescente o no, riesca ad interiorizzare un rapporto sano con il cibo e con lo stare a tavola, per poter vivere serenamente il momento della convivialità sia in famiglia che in altri contesti».

 

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