La storia della Rotonda della Besana

La storia della Rotonda della Besana


Gli spazi all'interno della Rotonda


Ma proprio di questo voglio parlarvi, al di là della felice iniziativa ospitata; proprio del recinto architettonico e di ciò che ha rappresentato attraverso i secoli. Iniziamo dal nome: perché Besana?

Prende il nome dal patriota Enrico Besana, uno studente di medicina presso l’università di Pavia, che laureatosi nel 1840, aderì da subito alla Giovane Italia di Mazzini. Partecipò alle Cinque Giornate di Milano come capitano della guardia civica, e nel 1849 si arruolò volontario nell'esercito piemontese. Partecipò poi alle azioni militari di Varese e San Fermo con Garibaldi. Nel 1860 Besana fu eletto deputato per la VII legislatura nel Collegio di Cassano d'Adda, e nel 1866 prese parte alla guerra contro l'Austria. Durante l'arco della sua vita compì numerosi viaggi in varie parti del mondo: India, Cina, Giappone, Stati Uniti, Nuova Zelanda, Australia, e collaborò con diverse pubblicazioni milanesi specializzate nel campo come Il Giro del mondo, Giornale popolare di viaggi, L'Esploratore, L'Universo illustrato e con i quotidiani Il Corriere di Milano e La Perseveranza, con interessanti descrizioni dei paesi visitati.

Ma se la dedicazione della Rotonda omonima adesso ci è chiara, non altrettanto si potrebbe dire della funzione e della sua origine. Insomma non tutti sanno che… il complesso fu più noto in passato come i Nuovi Sepocri, cioè il cimitero del vicino Ospedale Maggiore.


Incisione settecentesca che immortala il complesso della Rotonda della Besana

Era infatti l’antico “Foppone”, cioè la grande fossa scavata fuori dalle mura o a ridosso di esse, adibita a cimitero di emergenza o per gli indigenti morti in ospedale o per i cadaveri non reclamati. Tant’è che ancora nel secolo scorso, in dialetto milanese, si diceva finire “al Foppone”, per indicare il momento della sepoltura.

I Fopponi in realtà nacquero come cimiteri d’emergenza, cioè grandi fosse comuni, utilizzate più spesso durante le epidemie di peste che avevano flagellato Milano durante il Seicento, per dare una sepoltura veloce ai morti abbandonati per strada o colti da morte improvvisa, per salvaguardare le più basilari norme igieniche.

Naturalmente nei pressi, come al Lazzaretto, c’era sempre la chiesa che ammantava di pietà cristiana questi luoghi tristi e pieni di desolazione. Così anche in questo caso, se in un primo momento ci si era serviti della chiesa della Ca’ Granda, quella della SS. Annunciata ancora esistente presso Via Francesco Sforza, alla fine del XVII se ne edifica una dedicata. Ed è proprio questa che oggi ospita le attività del MUBA al centro della struttura cintata. Si tratta dell’ex chiesa di S. Michele ai Nuovi Sepolcri, consacrata nell’anno 1700 ed edificata proprio nel centro affinchè fosse visibile da chiunque fosse penetrato nel sacro perimetro. Lo stesso solo tra il 1713 e il 1731 viene impreziosito dai portici e la Rotonda dei Sepolcri comincia a prendere la sua forma originaria, con un bel disegno barocco, così come è giunta fino a noi.

La Rotonda sarà consacrata il 22 aprile 1731.
Nel 1739, durante il viaggio del conte di Borgogna, Charles de Brosses, nelle sue Lettere ai familiari (1739-1740), lo definisce “il più bell’edificio di Milano”. Nel 1785 diventa vero e proprio cimitero di quartiere per i defunti di Porta Tosa: sulle tombe si pone una semplice croce mentre l’eventuale lapide si sistema sul muro di cinta. Dopo la soppressione del 1808, Cagnola ne aveva studiato nel 1809 la riconversione in Pantheon, luogo di memoria delle glorie italiane. Ma il progetto non andò in porto e il grande porticato fu ridotto a magazzino, deposito e poi lavanderia.

Nel 1858 viene convertito in ospedale
per le ammalate croniche. Nel 1938 il complesso viene ceduto al Comune, insieme all’edificio dell’Ospedale Maggiore.

Solo nel 1956 viene restaurato e adibito a manifestazioni culturali, per poi ricadere in disuso.

Per la Rotonda della Besana solo negli anni ’90 del XX sec. viene promosso l’attuale rinnovamento dei giardini e una risistemazione generale del complesso, il tutto in un’ottica di rilancio e di pubblica fruizione, facendo tornare all’interno del recinto gli allegri schiamazzi dei bambini.

a cura di

 Foto di Madda Paternoster

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