Essere genitori a tavola. I “trucchi” che non funzionano

Essere genitori a tavola. I “trucchi” che non funzionano

Sui motivi dei rifiuti dei bambini vi rimando al post quello che i bambini non dicono a tavola, ma qui vorrei proporvi alcune alternative ai “vicoli ciechi” dell’educazione alimentare, cioè a quei comportamenti che adottiamo in buona fede, magari perché così facevano i nostri genitori, che anziché risolvere i problemi rischiano di peggiorare le cose e trasformarsi in penosi autogol.

bambini a tavola

1. Genitori arbitri

Quando i bambini a tavola sono più d’uno, i conflitti sono inevitabili. Lasciamo ogni tanto che risolvano le discussioni tra loro, anche a scapito di qualche piccola ingiustizia. Interveniamo solo se davvero non possiamo farne a meno, possibilmente rimandando il discorsetto educativo a più tardi. Concentriamoci sull’ascolto e godiamoci il pasto, per quanto è possibile.

2. Genitori gendarmi

Non riprendiamo continuamente i bambini. Come possono mangiare serenamente tra due persone pronte a sgridarli continuamente se non sono composti, puliti ed educati? Non ci riusciremmo neanche noi.

3. Genitori ricattatori

“Se non mangi la carnina, la mamma piange!”… “Se mangi la verdura, dopo ti do il dolce”… “un boccone per la mamma, uno per il papà”.  Attenzione! Queste frasi insegnano ai bambini a “usare” il cibo come strumento di contrattazione, di ricatto, e generano pericolosi malintesi. I bambini inappetenti, infatti, arrivano a credere che solo forzandosi a mangiare la mamma vorrà loro bene. I ricatti affettivi vanno sempre evitati perché risolvendo il problema immediato (il bambino si rassegna e mangia), si alimenta un problema più grande (un rapporto distorto col cibo). Il cibo è solo cibo e se un bimbo non mangia, dobbiamo cercare di capire perché.  

4. Genitori infermieri

“Mangia che ti fa bene”: ammettiamolo, questa frase non ha mai convinto nessuno; è vera, ma inefficace. Se vogliamo che i bimbi mangino di più, proviamo a creare un’atmosfera piacevole e a non farli sentire costantemente sotto i riflettori.

5. Genitori scodellatori

Non riempiamo il piatto. I bambini inappetenti si spaventano alla vista dei piatti pieni, percepiti come montagne insormontabili. È meglio fare piccole porzioni ed eventualmente proporre il bis. I “mangioni”, invece, devono imparare a distinguere l’essere sazi dall’essere pieni. Anche per loro, è meglio contenere le porzioni e poi pensare al bis.

6. Genitori arrendevoli

Non fermiamoci al “no”. L’immancabile “non mi piace” non è la fine del discorso, ma l’inizio: “Spiegami, perché non ti piacciono le carote lesse? È il sapore o la consistenza che ti disturba? Prova ad assaggiarne una cruda e croccante e dimmi cosa ne pensi”. Aiutiamo i bimbi a non fermarsi alla prima sensazione e a ragionare in modo più maturo, più “scientifico”, utilizzando i sensi con fiducia per esplorare il mondo. Dimostriamo sempre che le loro sensazioni ci interessano: quanto più un bambino si sente ascoltato in modo sincero, tanto meno ricorre ai capricci.

7. Genitori giudici

Non colpevolizziamo il bimbo che mangia troppo o troppo poco. E non controlliamo ossessivamente le quantità mangiate e il peso. Cicciottelli o magrolini, i bambini non devono sentire il peso delle nostre preoccupazioni, che invece dobbiamo discutere con il pediatra. Se vogliamo che non ingrassino, pensiamoci quando facciamo la spesa.

8. Genitori pubblicitari

“Assaggia, è buonisssssimo! Mmmm, che squiiiiisitezza!” non è così che si convincono i bambini della bontà di un piatto. Questi spot ci rendono ridicoli e rischiamo di perdere la credibilità. Meglio limitarsi a dire: “A me piace molto, tu che cosa ne pensi?”.

9. Genitori aguzzini

La definizione è un po’ forte, lo ammetto, ma credo che i bambini non vadano mai forzati all’assaggio, a introdurre in bocca qualcosa che il loro corpo rifiuta. Ci sono due strategie alternative. Potete invitare ad annusare e, se i cibi sono sufficientemente compatti (frutta e verdura cruda), usarli per giocare a “lavarsi i denti” con l’alimento: questo permette di sentire il sapore. Il metodo funziona particolarmente bene con carote, sedano, mele, pere.

 foto credit Janice Cullivan

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