Facciamo la spesa con la testa, col cuore o con lo stomaco?

Facciamo la spesa con la testa, col cuore o con lo stomaco?

Crediamo di comprare con la testa, ci illudiamo di non essere consumatori influenzabili, pensiamo di avere grande libertà di scelta, ma basta una confezione carina, una promessa salutistica o un’offerta speciale ed ecco che nel carrello finisce un prodotto che non era nella lista della spesa.

Le strategie di vendita sono così raffinate che neanche un dottorato in economia domestica può salvarci dalle fregature. L’altro giorno, per esempio, ho trovato in casa due pacchi di fusilli identici, ma di marca diversa e prezzo diverso. Ho letto le informazioni sulle confezioni e ho scoperto che venivano dallo stesso stabilimento.

Consapevole di non essere immune al canto della sirena del marketing, nel tempo ho messo a punto qualche strategia semplice e veloce per fare meglio la spesa anche quando ho fretta e per garantire alla mia famiglia alimenti migliori e meno costosi.

Ecco le mie regole di base:

1.  Fare la spesa a stomaco pieno
E’ dimostrato: si compra di meno e si è meno influenzabili.

2. Leggere il prezzo al chilo, non a confezione
Quello che conta è la quantità di prodotto contenuto nella confezione. L’altro giorno ho visto una bottiglia d’olio da 750 cc che sembrava decisamente più grande di un’altra, che invece era da 1000 cc.

 3. Dicono le nonne: nella vita non regala niente nessuno
Di fronte a offerte, punti e regalie di vario genere bisogna alzare, non abbassare le nostre difese. Questi prodotti sono di qualità equivalente a quelli che compriamo di solito? Davvero abbiamo bisogno di quella confezione in più?

4. Leggere la provenienza del prodotto
E poi cercare di essere coerenti con i propri valori: lo zucchero di canna a km zero non esiste.

5. Diffidare dei claim e della parola “senza”
Se le confezioni strillano promesse come “light, “naturale”, “con vitamine”, “senza zucchero” e così via, meglio diffidare e leggere bene le etichette. Se i grassi eliminati sono stati sostituiti da addensanti, se i dolcificanti scadenti hanno preso il posto dello zucchero (il fruttosio non è "meglio"), se il prodotto è a base di ingredienti discutibili e viene spacciato per sano attraverso l’aggiunta di vitamine, allora è meglio lasciarlo sullo scaffale. BIO non significa necessariamente che il prodotto sia biologico: bisogna verificare che ci sia il logo europeo

6. Attenti al sale
Riuscirò mai a convincere mia madre che quella marca di pelati che lei trova “più buona” è solo più saporita (e più costosa) perché hanno aggiunto il sale? Naturalmente il sale è spesso abbondante anche nei prodotti dolci destinati ai bambini, come i cereali da colazione.

7. Cambiare sempre
Poiché non abbiamo la possibilità di conoscere a fondo le filiere dei prodotti che portiamo in tavola (coltivazione, produzione, conservazione, trasporto), esiste sempre il rischio di abusare di un prodotto che ha qualcosa che non va. Per questo e per non cedere alla logica consumistica dell’affezione ai marchi, è meglio variare spesso: marche, prodotti, luoghi di acquisto (mercato, supermercato), provenienza degli alimenti, ricette, tecniche di cottura eccetera.  Di errori ne facciamo tutti: questo è il trucco per limitare il danno.

 

di Federica Buglioni, Bambini in Cucina
photo credit: Radarsmum67


"La cucina non è solo un gioco o un passatempo: è una cosa seria, un'attività di grande valore educativo e affettivo, alla portata di ogni famiglia, che fa bene sia ai bambini sia a noi genitori"

Tutti i lunedì potrete leggere nuovi consigli e nuove  ricette. Non solo, Federica risponderà alle vostre domande, quindi mi raccomando, carta, penna e... pentole.

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