I cibi che spaventano i bambini (e i trucchi per superare la paura)
Alla mostra FOOD c’era il pomelo, uno degli agrumi antichi - insieme al mandarino e al cedro – da cui discendono quelli “moderni”, come l’arancia. Caso vuole che al supermercato è comparso il pomelo candito e io morivo dalla voglia di portarlo a un laboratorio dove, purtroppo, pronunciare la parola “candito” è rischioso.
Sono molti gli alimenti che i bambini moderni rifiutano. Alcuni fanno paura a vederli nel piatto - pezzi di verdura, olive, spezie… - altri spaventano anche solo a sentirli nominare, come il cioccolato fondente, le uvette, le acciughe, uva e mandarini con i semi. Qualche anno fa un pediatra, per analizzare questo nuovo fenomeno, coniò la definizione “generazione senza”, che rende bene l’idea della quantità di rifiuti, esigenze, menu speciali e intolleranze - vere e presunte - che caratterizzano l’alimentazione dei nostri figli.
I no generano molti problemi, sia a casa sia a scuola. A casa il momento del pasto è spesso carico di tensione: mentre mamma e papà si arrabbiano o soccombono alle richieste del piccolo commensale esigente, sopra la tavola aleggia una nuvola di sensi di colpa dei grandi e dei piccoli, tutti amareggiati dalla propria incapacità di soddisfare le aspettative altrui. I bambini si sentono “cattivi”, i genitori inadeguati.
A scuola i servizi di ristorazione sono sommersi dalle richieste di diete speciali e questo crea seri problemi organizzativi, primo tra tutti un sovraccarico di mansioni che costringe gli operatori a lavorare troppo in fretta e a rischiare momenti di distrazione su aspetti di vitale importanza, come la preparazione dei pasti destinati ai bambini gravemente allergici.
SOLUZIONI
Credo che noi adulti possiamo fare molto per aiutare i nostri figli a riconquistare una positiva curiosità verso il cibo e a vincere la maggior parte dei loro rifiuti, che in realtà – nonostante i bimbi si esprimano con un semplice “non mi piace” – non hanno nulla a che vedere col gusto.
Ecco qualche suggerimento:
1. La fame
Merende troppo nutrienti fanno sì che si arrivi a tavola senza appetito e, quando questo accade, si finisce per mangiare per gola, non per fame. E dunque a desiderare solo cibi “golosi”. Credo che i bambini abbiano il diritto di provare la bellissima sensazione di sedersi a tavola affamati, un passo indispensabile per apprezzare i sapori.
2. La chimica
Noi adulti non ci fidiamo più del cibo che arriva sulle nostre tavole. I bambini se ne accorgono e maturano la convinzione che il cibo sia potenzialmente pericoloso, qualcosa di cui bisogna diffidare. Gli errori più comuni che commettiamo sono due: quando dividiamo gli alimenti in “naturali” e “trattati” (purtroppo sul mercato esistono anche pessimi prodotti “naturali” e ottimi prodotti “trattati” in modo sicuro e intelligente) e quando critichiamo i cibi molto nutrienti ponendo l’accento sull’estetica (fa ingrassare) e non sulla salute. Già alle elementari i bambini imparano a discriminare i compagni cicciottelli e sanno che è meglio “mettersi a dieta”.
3. Il coraggio di educare
Vogliamo che i nostri bambini diventino degli adulti capaci di scoprire i gusti del mondo e di trovarsi a proprio agio nei contesti più diversi? Allora educhiamoli alla curiosità verso il cibo. Questo non vuol dire costringerli ad assaggiare, ma trasmettere l’idea che il cibo sia interessante: c’è il cibo da coltivare e raccogliere in natura, il cibo da cucinare insieme, il cibo che ha odori e consistenze interessanti, il cibo che si trasforma (W gli esperimenti), il cibo che viene da luoghi bellissimi, il cibo delle persone care, che nessun altro fa uguale.
Il cibo è emozione, prima che nutrimento. E di questo dobbiamo convincerci prima di tutto noi adulti.
E poi c’è un altro aspetto educativo importante: stiamo attenti ai luoghi comuni su “quello che piace ai bambini”, che intrappolano i bimbi nella monotonia della pasta bianca, rossa o al pesto, della fettina morbida, del prosciutto cotto e della banana, che non bisogna nemmeno fare lo sforzo di masticare.
4. I nomi giusti
Nei laboratori uso regolarmente gli alimenti (buoni!) che i bambini rifiutano e loro li apprezzano. Come si fa? Basta non usare i nomi di cui hanno imparato a diffidare. Il cioccolato fondente viene chiamato semplicemente “cioccolato”, la frutta candita “frutta zuccherata” e così via. E quando il nome si deve usare per forza, di fronte a un’esitazione, basta dire “annusa e senti il profumo”. Il tatto e l’olfatto accompagnano alla scoperta della bellezza e della bontà del cibo. L’assaggio, poi, viene da sé.
di Federica Buglioni, Bambini in Cucina
foto credit: Lisa Rager, Jodi Michelle
"La cucina non è solo un gioco o un passatempo: è una cosa seria, un'attività di grande valore educativo e affettivo, alla portata di ogni famiglia, che fa bene sia ai bambini sia a noi genitori"
Tutti i lunedì potrete leggere nuovi consigli e nuove ricette. Non solo, Federica risponderà alle vostre domande, quindi mi raccomando, carta, penna e... pentole.