Addio caro pannolino, arriva il vasino!
Nonostante il passaggio dal pannolino al vasino possa apparire naturale ed immediato lo psicoterapeuta infantile James Antony nel descrivere “il rituale del gabinetto” mette bene in luce le difficoltà che il bambino incontra e le resistenze che entrano in gioco nell’adeguarsi a tale cambiamento: riconoscere per tempo i segnali del suo corpo indicanti il bisogno fisiologico, decidere di sopprimere il desiderio di liberarsi immediatamente, interrompere le attività che in quel momento si stanno svolgendo, ricercare un luogo idoneo dove svestirsi e soddisfare il proprio bisogno.
Parlare di educazione al vasino significa insegnare al bambino innanzitutto a sviluppare il controllo sfinterico e, in secondo luogo, insegnarli ad un utilizzare in modo idoneo tutti gli strumenti diversi dal pannolino e dunque prima il vasino e poi il gabinetto.
L’educazione al vasino richiede innanzitutto pazienza, attenzione ed empatia nei confronti del bambino.
Un atteggiamento differente e dunque meno paziente e disponibile potrebbe generare conflitti, rallentamenti e titubanze nell’abbandonare il pannolino o addirittura ulteriori problematiche che potrebbero estendersi ad altre dimensioni affettive e relazionali come ad esempio nel caso dell’alimentazione.
È importante sottolineare come nell’acquisizione della capacità del controllo sfinterico entrino in gioco alcune dimensioni non prettamente fisiologiche ma anzi fortemente implicate nella relazione con l’altro e nelle diverse modalità di vivere la vita: l’impulso a trattenere e l’impulso a espellere qualcosa di sé, dunque il trattenere e il lasciar andare.
È proprio grazie alla sperimentazione di queste realtà polarizzate, attività-passività, intese come rilasciare-trattenere, che il bambino matura la distinzione tra sé e il mondo esterno, scoperta che gli consentirà di acquistare una sempre maggiore autonomia sino al riconoscimento di sé come diverso e distinto, fisicamente e psicologicamente, dalla madre.
Tanti, forse troppi, i consigli rivolti alle mamme, e più in generale ai genitori, per poterli sostenere ed accompagnare in ogni tappa evolutiva del proprio figlio: manuali di puericultura, consigli provenienti dalle generazioni più vecchie.
Ogni bambino però è in realtà unico e speciale, diverso da tutti gli altri, ed è per questo che ogni mamma dovrebbe avere fiducia in se stessa e nelle proprie intuizioni poiché solo quest’ultima conosce il proprio figlio e sa cosa è giusto per lui.
Ogni conquista evolutiva si realizza sempre all’interno di una relazione, che è la relazione tra una madre ed il suo bambino, ed è per questa ragione che a prescindere da ogni genere di prescrizione e generalizzazione, una madre attenta saprà riconoscere quando il proprio bambino è pronto.
A cura di:
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