Svezzamento: dal seno al cucchiaino, ansie e conquiste

“Psicologicamente il bambino prende da un seno che è parte del bambino e la madre dà latte ad un bambino che è parte di se stessa. La madre [..] incomincia con un adattamento quasi completo ai bisogni del suo bambino, e via via che il tempo procede vi si adatta gradualmente meno e meno completamente, a seconda della capacità crescente che il bambino ha di far fronte al suo venir meno.” inGioco e realtà, D. W. Winnicott, 1971

Il pensiero di Winnicott, famoso pediatra e psicoanalista inglese, offre spunti preziosi per comprendere il delicato passaggio dall'allattamento allo svezzamento che riguarda contemporaneamente le dimensioni corporee ed affettive di due soggetti, mamma e bambino, diversamente implicati in una struttura in continuo mutamento: entrambi incontrano rinuncia e frustrazione e, in modi differenti, si impegnano a reinventare una modalità diversa, ma sempre colma di desiderio, di stare insieme. L'esperienza dello svezzamento si sviluppa all’interno del rapporto speciale tra ogni mamma ed il suo bambino e permette l'accesso a quella che Françoise Dolto definiva “felice solitudine”.

I diversi “ingredienti” coinvolti nell'esperienza dell'allattamento, il contatto tra il corpo della madre e quello del bambino, lo sguardo reciproco, gli odori, il tono della voce, si modificano ed evolvono nel passaggio allo svezzamento: nel mondo interno del bambino avviene un’integrazione tra le varie funzioni della madre che fino a quel momento erano state avvertite come separate e “parziali”, tra la mamma che “va e che viene”, che “c’è e non c’è”.

Dal punto di vista del bambino, staccare la bocca dal seno della mamma, oppure dal biberon, significa poter accogliere dentro di sé ed esprimere al mondo circostante le parole che rappresentano il proprio pensiero, far proprio un linguaggio che potrà assicurare la vicinanza della mamma in modi differenti da quelli che caratterizzavano la fase precedente.

Il bambino acquista la possibilità di allargare il suo mondo conoscitivo e relazionale ed è in grado di esplorare il mondo intorno a lui, avvicinandosi ed abituandosi alla realtà: gradualmente emergono esperienze sensoriali ed emotive interessanti e gratificanti connesse, però, anche ad esperienze di perdita e tristezza, di nostalgia per uno stato precedente caratterizzato dall'impossibilità di ritorno.

E' importante riuscire a vivere con serenità il distacco e la distanza per distinguersi e diversificarsi sia fisicamente sia mentalmente grazie alle graduali “dosi di realtà” che la mamma fornisce.

Lo svezzamento quindi, per il bambino non consiste solo nel passaggio dal seno al cucchiaino, ma anche e soprattutto, nel processo che lo avvicina alla realtà. Compito della mamma è, dunque, fornire uno “spazio di esitazione” in cui il bambino non solo trova piena libertà, ma è anche incoraggiato ad evolversi verso un gesto creativo attraverso cui può dare un suo primo contributo verbale o gestuale che gli permetta di esprimersi ed avere fiducia nel resto del mondo. Solamente a partire da questa fiducia di base il bambino può tollerare le frustrazioni e sopportare la distanza temporale tra la manifestazione dello stato di bisogno ed il momento della sua soddisfazione.

In questa speciale fase, ricca di cambiamenti, la figura del pediatra assieme a quella dello psicologo può costituire un valido punto di riferimento per le preoccupazioni e le ansie delle mamme: la disponibilità a rassicurare e a fornire informazioni sul tempo di ciascun bambino può promuovere nella madre stessa un’evoluzione positiva nell’elaborazione di questo delicato momento.

foto: Daniel Peinado

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