Disordini alimentari e famiglie straniere

Il  fenomeno migratorio è un dato consolidato nel nostro paese ormai da diversi anni e la presenza dei minori e delle famiglie straniere è estremamente elevata. Secondo i dati ISTAT 2009,  l’Italia supera i 4,5 milioni di presenze di cittadini stranieri residenti, di cui più di un quinto della popolazione straniera è costituito da minori (862.453 unità). In particolare in Lombardia c’è un’alta presenza di immigrati residenti.
 A cura dell'associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus


Contemporaneamente, alcune recenti indagini hanno mostrato un aumento dei disturbi nella sfera alimentare in fascia pediatrica – anoressia, obesità, diabete mellito, allergie ed intolleranze alimentari - tra la popolazione straniera presente in Italia. Questa premessa richiede una riflessione sul significato del concetto di migrazione e sui possibili risvolti sanitari e psicologici dei soggetti interessati.

Il significato del processo migratorio

Il processo migratorio costituisce una realtà complessa e articolata che introduce “una frattura nella continuità temporale, una discontinuità a partire dalla quale il prima e il dopo avranno inevitabilmente un altro valore” (Beneduce, 2004).
In questo quadro l’emergere della nostalgia si associa alla necessità di elaborare la separazione e la perdita, per avviare il progressivo avvicinamento alla cultura nella quale è in corso il processo di inserimento.
I vissuti di incertezza e disorientamento sottolineano come il processo migratorio debba essere considerato un processo globale che coinvolge bisogni, desideri e attese individuali,  familiari e di gruppo. Quest’ultimo elemento necessita di particolare rilievo nel caso dei bambini, spesso costretti ad un distacco netto da uno o da entrambi i genitori per far fronte ad un più ampio progetto migratorio familiare (si pensi al ricongiungimento familiare, o al caso dei minori non accompagnati).
Il minore si trova nella necessità di risolvere al più presto il complicato rapporto con il proprio passato e con il paese di origine, da combinare con la nuova realtà culturale e con la relazione con le figure di cura. I genitori infatti svolgono un ruolo fondamentale nel facilitare l’integrazione dei propri figli. Se i genitori per primi mostrano di non essere in grado di destreggiarsi tra due culture, gli stessi bambini avranno maggiori difficoltà nell’affrontare il medesimo processo e rischiano di vivere l’inserimento come un evento traumatico in grado di interferire con le tappe di sviluppo.
Tra i possibili problemi dell’ integrazione culturale è soprattutto il rapporto con l’alimentazione l’aspetto più fragile, proprio perchè le abitudini alimentari sono strettamente connesse alle tradizioni, agli stili di vita e alle credenze religiose di ogni popolo.


L’alimentazione dei bambini immigrati

Solo recentemente alcune indagini hanno permesso di accrescere le nostre conoscenze sulle abitudini alimentari dei bambini immigrati in Italia. Dalle interviste emerge che, la frequenza e la durata dell’allattamento esclusivo al seno e di quello misto nei bambini immigrati, sono apparse più elevate rispetto a quelle dei bambini italiani. Tuttavia esse sono notevolmente ridotte se paragonate a quelle dei paesi di origine.
Nella quasi totalità dei bambini stranieri che vivono in Italia lo svezzamento avviene in momenti (3°-5° mese) e con modalità sovrapponibili a quelle dei bambini italiani, utilizzando alimenti commerciali del nostro paese.
Nella seconda infanzia poi, solo una minoranza dei bambini immigrati preferisce i cibi del Paese di origine a quelli italiani poiché la scolarità favorisce un più stretto contatto e una più facile integrazione dei bambini immigrati con gli stili di vita del mondo occidentale, tra cui anche le abitudini alimentari.
 Infine, l’acquisizione da parte dei bambini stranieri delle nostre usanze alimentari non sembra correlata alle diverse etnie esaminate, ma all’essere nato in Italia e/o all’avere raggiunto i propri genitori da più di quattro anni.

Quali riflessioni si posso effettuare sulla base di questi dati? 

Il bambino affronta con fatica e impegno il processo di acculturazione, lasciando emergere attraverso il rapporto con il cibo anche la propria relazione con il nuovo contesto in cui vive. Il cibo diviene quindi veicolo di significati che riguardano il grado di benessere del bambino e del suo nucleo familiare nel nuovo contesto culturale. A tal proposito, si è anche riportata una notevole difficoltà nel momento dello svezzamento che esprime dunque una problematicità nel processo di separazione madre-bambino. Questo processo è reso ancor più complesso dalla mancanza di supporto da parte della famiglia che, nel paese di origine, solitamente gestisce e supporta questo delicato momento nella relazione madre-bambino.
 Questi dati importanti sottolineano come il bambino immigrato proveniente da diversi modelli culturali sia esposto ad un maggior rischio di sviluppare deficit nutrizionali tipici del paese d’origine. Contemporaneamente, però, non bisogna sottovalutare il rischio per questi bambini di sviluppare in futuro patologie tipiche delle società industrializzate come l’anoressia, l’obesità e altri disturbi alimentari.

L'Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus si occupa della prevenzione e della clinica dei disordini alimentari in età pediatrica, nel tentativo di aiutare gli adulti (genitori, insegnanti, educatori) a comprendere il significato dei messaggi veicolati da un difficile rapporto con il cibo nel bambino. L'incontro con il cibo rappresenta infatti un incontro con l'amore e con un altro che si prende cura. È proprio all'interno di questo spazio che il bambino si nutre sia fisicamente che affettivamente di quanto offerto dall'adulto che si occupa di lui; ed è proprio all'interno di questo spazio che il bambino può dare forma ai propri 'messaggi' difficilmente esprimibili in altro modo.
Il momento del pasto diviene quindi lo spazio in cui contenere e dare un senso a quei vissuti che il bambino non è ancora in grado di dire con le parole, proprio alla persona che di lui si prende cura.

 Tale questione necessita di uno sguardo maggiormente approfondito nel caso delle famiglie straniere. Per queste ultime, infatti, il cibo assume un ulteriore valore simbolico connesso alle tradizioni, agli stili di vita e alle credenze religiose di ogni popolo. Diverse sono le abitudini alimentari e le modalità di  delle numerose etnie presenti: in Italia se ne contano 190, con 80 lingue e 18 religioni diverse.

  Alla luce di queste considerazioni, l’Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus ritiene fondamentale offrire un’attenzione particolare alle famiglie straniere che necessitano di un sostegno nel difficile compito di crescere i loro figli. E’ noto come l'accesso degli immigrati e dei loro bambini presso le strutture psico-sanitarie non debba prevedere necessariamente la presenza di "spazi fisici" a loro dedicati (ambulatori specializzati, orari, medici e servizi solo per stranieri), ma la presenza, in ogni operatore, di "spazi mentali" disponibili all'accoglienza di tutte le persone che richiedono assistenza e aiuto.
L’èquipe dell’Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus si propone il fine di offrire uno spazio di accoglimento anche a genitori e bambini di culture e abitudini lontane nella convinzione dell’importanza della prevenzione primaria dei disordini alimentari.

Come contattare l'Associazione Pollicino

http://www.milanoperibambini.it/rubriche/alimentazione/1530-pollicino-e-centro-crisi-genitori-onlus-


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