Mi fido o non mi fido?

Capita spesso che temporanei periodi di inappetenza, di selettività alimentare o di vero e proprio rifiuto del cibo, si manifestino in concomitanza con l'inserimento del bambino al nido, alla scuola materna o alle elementari. Cerchiamo di capire perché. A cura dell'associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus

 

 

 

 

Mi fido…non mi fido”: la relazione del bambino con il cibo nei contesti extra familiari.

La scuola è in genere la prima concreta esperienza per il bambino di distacco dalla madre e dall'ambiente familiare. Il cibo può diventare, a volte, il mezzo con cui esprimere il malessere legato alla fatica nell’affrontare la separazione e alla paura di essere abbandonato, così come la possibile problematicità relativa al rapporto con le insegnanti, nuove figure di riferimento, e con i compagni.

 

La fatica a fidarsi di un luogo nuovo

Sappiamo che attraverso la bocca i bambini esplorano, conoscono e si aprono al mondo esterno.

Mangiare implica dunque, oltre alla soddisfazione di un bisogno, la disponibilità o meno ad accettare qualcosa di esterno, qualcosa che arriva dall'altro all'interno di una relazione.

 

La fatica iniziale dei bambini ad accettare l'evento nuovo – ossia la scuola - può quindi affiancarsi al rifiuto o alla scarsa disponibilità nell'accettare l'offerta di cibo in un luogo nuovo, ancora da conoscere per potersi fidare.

Capita spesso, infatti, che temporanei periodi di inappetenza, di selettività alimentare o di vero e proprio rifiuto del cibo, si manifestino in concomitanza con l'inserimento del bambino al nido, alla scuola materna o alle elementari.

 

La fatica del bambino a fidarsi del nuovo ambiente può essere complicata o, a volte, indotta, dalle ansie genitoriali, frequenti e comprensibili, rispetto all'introduzione del bambino nella scuola. Per la madre, affidare il proprio figlio alle cure e alla responsabilità di qualcuno, altro da sé, è un compito molto faticoso, ma se i genitori, per primi, non dimostrano di aver fiducia nelle insegnanti, difficilmente ne avrà il bambino.

 

D'altra parte, può capitare che l'ambiente che incontra il bambino non sia adeguato a favorire il suo inserimento. Metodi educativi troppo meccanici ed impersonali possono essere vissuti dal bambino come forme di ostilità ed indifferenza, non consentendogli di esperire la protezione e l'accudimento necessari che gli permettano di sentirsi accolto in un clima di serenità.

Di fronte a segnali di malessere, è allora sempre utile che le madri si confrontino tra loro per valutare se il disagio del figlio riguarda solo il proprio o anche altri bambini.

 

La mensa scolastica: l'importanza della convivialità

La mensa scolastica è oggi una delle questioni su cui spesso si scontrano l’istituzione scolastica e le famiglie, soprattutto a causa della difficoltà a conciliare il patto educativo con le linee guida nutrizionali e le diversità delle abitudini e delle culture di ogni famiglia.

Il cambiamento del valore culturale, tradizionale e normativo attribuito in passato al momento dei pasti, e in generale all’alimentazione, ha comportato una riduzione della convivialità del pasto stesso.

Consumare i pasti frettolosamente, con cibi pronti, magari davanti alla televisione, o al telefono, non permette ai bambini di fare esperienza di un pasto conviviale, con tutti gli ingredienti che lo compongono: il gusto di mangiare, di assaporare pietanze differenti, cogliendone il colore, la consistenza, il profumo; il piacere di condividere e di ricevere il cibo insieme ad altri e infine le regole dello stare a tavola, che implicano, ad esempio, iniziare ad usare le posate, a stare composti, ad aspettare i commensali.

Alla luce dell’importante funzione che riveste il momento della mensa, che non deve consistere solo nell’introduzione del cibo-nutrimento nel corpo, l’istituzione scolastica, e le insegnanti nello specifico, dovrebbero quindi cercare di offrire un’educazione che promuova l’avvicinamento dei bambini al significato e alla cultura che da sempre accompagna il pasto e che mostri il senso e il possibile piacere che l’adesione alle regole della tavola comporta.

 

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